Tutto comincia alle 18:03 precise del 19 Febbraio 2013, quando decido di inviare una mail ad eredita@magnoliatv.it presentandomi, allegando una foto a figura intera e dichiarando la volontà di partecipare ad uno dei quiz più popolari della TV italiana (i dati di ascolto Auditel di Giovedì 28 Marzo parlano di 3.707.000 spettatori con il 20.13% di share, saliti a quota 4.919.000 per il gioco finale della Ghigliottina). Le motivazioni sono più di una: da una parte c'è l'esempio della mia amica-di-Facebook Federica, che ha partecipato alcuni mesi fa ed ha descritto con entusiasmo la sua partecipazione. Dall'altro ci sono la voglia di fare un'esperienza nuova in un periodo professionalmente un po' grigio, un conto in banca da rimpinguare e la volontà, che mi porto dietro dall'Aprile 2009, di aiutare l'associazione di volontariato con la quale collaboro (www.crocegialloblu.it) ad acquistare un'ambulanza più moderna ed efficiente. Mando dunque la mail, motivato, confuso e probabilmente nemmeno del tutto convinto, e vengo contattato telefonicamente il successivo 6 Marzo da una ragazza della redazione, della quale non ricordo purtroppo il nome, che - complimentandosi per la simpatia e l'entusiasmo che esprimo al telefono - mi invita a partecipare al casting che si terrà di lì a breve a Bologna. Le faccio presente, a malincuore, che per quel giorno ho già fissato alcuni impegni lavorativi improrogabili (perchè a loro volta già prorogati) e mi viene offerta la possibilità di partecipare al Casting di Roma, che si terrà Venerdì 15 Marzo presso l'Hotel Ergife. Questa possibilità mi viene confermata il giorno successivo da Eleonora e, verificata l'agenda e l'opportunità di assistere nello stesso giorno - e sempre a Roma - alla presentazione di un libro da parte di una mia cara amica giornalista, accetto di buon grado e mi faccio inviare via mail le relative istruzioni ed il questionario che dovrò consegnare compilato e controfirmato. Mi faccio scattare una foto da mia mamma sul terrazzo di casa e la porto dal mio amico Matteo, che me la stampa in qualità professionale ed è uno dei primi a venire a conoscenza della mia avventura, e ad incoraggiarmi.
Il Casting a Roma
Il 15 Marzo mi sveglio dunque all'alba per trovarmi a Roma alle ore 11 e raggiungere, in taxi (€22 circa dalla stazione Tiburtina) ed accompagnato dall'amica Maria, l'albergo scelto dalla produzione. L'Ergife è una struttura imponente ed apparentemente dislocata su più edifici, un centro congressi utilizzato da anni per lo svolgimento di concorsi pubblici, riunioni di partito e convention: appena arrivati troviamo all'ingresso il cartello "Eredità" e, seguendo il percorso, ci ritroviamo in mezzo a centinaia di persone che si presenteranno nel corso di tre diverse sessioni. Veniamo chiamati per nome, ci viene appiccicato un numero sulle giacca (207, nel mio caso) e ci viene consegnato un impegnativo questionario/test, che una volta seduti dovremo compilare nel giro di dieci minuti (scarsi).
Si tratta di domande di cultura generale, alcune a risposta aperta ed altre a risposta chiusa, ci sono cinque "ghigliottine" da risolvere ed alcuni "cos'è", insomma, quasi una puntata del quiz riassunta sulle due facce di una fotocopia in A4. Le ragazze che si occupano del casting corrono avanti e indietro, sembrano nervose e capisco che la gestione ordinata di così tanta gente, proveniente in gran parte dal centro-sud, non deve essere sempre agevole. La mia cultura generale, che credevo inattaccabile, vacilla già dalle prime domande: non ricordo quale regione si trova tra la Puglia e la Calabria (la Basilicata) e nemmeno la capitale dell'Azerbaijan resa famosa da una canzone di Roberto Vecchioni nel 1977 (Samarcanda). Me la cavo meglio con la Ghigliottina (4 su 5 risolte, o almeno credo), ed anche il Cos'è non va male. Durante il test mi viene richiesto di indicare quali sono le materie nelle quali mi sento meno preparato e rispondo "storia e geografia": alla fine del racconto mi domanderò se gli autori abbiano tenuto conto di questa indicazione per formulare la difficilissima domanda finale (di storia mista a geografia) che ha determinato la mia uscita dal gioco. Di fronte ai musi lunghi di molti concorrenti, scontenti della propria prova, le ragazze del Casting provvedono però a ricordarci che il questionario è solo la prima parte del provino, dal momento che molto/moltissimo dipenderà anche dal modo in cui sapremo porci davanti alla telecamera.
Davanti alla telecamera
Consegnato lo scritto veniamo quindi divisi in piccoli gruppetti di una decina di persone, ed accompagnati nei sotterranei dell'albergo, dove - in piccole camerette - tre autori aspettano ciascuno un singolo gruppo per filmare le presentazioni dei concorrenti. Le persone che si presentano prima di me sono tutte molto spigliate, alcune addirittura esuberanti e per nulla intimorite dalla piccola telecamera su cavalletto che ci riprende: c'è chi fa la porchetta, chi ha perso il lavoro di geometra dopo vent'anni, chi vuole godersi la pensione dell'Enel (e bisogna estorcergli il nome della ditta, quasi fosse un segreto di Stato) viaggiando con la moglie, chi dichiara apertamente di voler apparire in televisione per il solo piacere di essere riconosciuto in paese. Il mio è un approccio in giacca e cravatta, un poco più soft & misurato: mi presento sorridente e parlo semplicemente del mio lavoro, della mia passione per la comunicazione e per la musica heavy-metal, della voglia di imparare cose nuove e della soddisfazione per il semplice fatto di aver partecipato - almeno quello - al Casting. Parlo con entusiasmo vero ed in modo spontaneo, senza interruzioni, al punto che il giovane autore non sente mai la necessità di stimolarmi a raccontare: parlo quasi sempre io (mi interrompe solo per dirmi che anche lui conosce Metallized, il sito per il quale scrivo), e contrariamente agli altri non mi viene chiesto di rivolgermi direttamente "a Carlo Conti" per convincermi a scegliermi. Terminato il colloquio il ragazzo dà un'occhiata alla foto a figura intera che mi sono portato dietro (insieme ad una sorta di primo piano scaricato e stampato frettolosamente da Facebook) e chiama una collega dal piano di sopra che mi accompagni in una diversa postazione presso la quale mi verrà scattata una foto migliore: una leggenda metropolitana vuole che i concorrenti per i quali sia richiesta un'ulteriore foto abbiano buone probabilità di aver superato il provino. Seguo quindi questa ragazza, che in modo molto carino mi chiede come mi sembra di essere andato, mi faccio scattare una seconda foto da distanza ravvicinatissima (ed ho le impressioni che con un simile dettaglio le mie quotazioni possano scendere, invece che salire), recupero la pazientissima Maria, do indicazioni ad una signora strabica che mi chiede in quale direzione procedere per il Casting e saluto tutti, davvero contento e soddisfatto per l'esperienza, pur senza nutrire particolari speranze. Nei giorni successivi trascorro uno splendido weekend a Roma, durante il quale vado a mangiare la pizza a La Montecarlo, visito Eataly di Roma Ostiense, il variopinto mercato di Testaccio ed il trafficatissimo aeroporto di Fiumicino, e me ne torno a casa domenica sera deciso a non pensarci più, almeno fino ad ulteriori sviluppi.
La Convocazione
Gli sviluppi, però, arrivano sin troppo presto, dal momento che appena il mercoledì successivo ricevo una telefonata in serata da parte di "Bruno dell'Eredità", un ragazzo che mi informa dell'esito positivo del provino: gli dico che mi sembrava di aver notato persone assai più spigliate ed esuberanti di me, più televisive insomma, ma lui risponde sicuro che il mio provino "è piaciuto molto agli autori" e mi viene offerta la possibilità di partecipare al quiz che si registrerà nel pomeriggio di Giovedì 28 Marzo (puntata che sarà poi trasmessa il successivo Sabato 6 Aprile). Gli chiedo solamente qualche ora per consultare l'agenda e, già nel corso della mattinata successiva (concordiamo un appuntamento telefonico attorno alle 10:30) confermo la disponibilità mia e del mio accompagnatore/amico/socio Alex a venire a Roma per registrare. Tutto succede così in fretta, ma al tempo stesso in modo così naturale e rilassato, che davvero non ho il tempo di rendermi conto della cosa: tornato da poco dal Casting di Roma ho ancora metà della valigia fatta, mi servono giusto un paio di scarpe nuove (che ordino online da Deichmann, in ecologico poliuretano) e sono già pronto a ripartire. Approfitto dei pochi giorni che mi separano dalla partenza per guardare e studiare e ripassare il programma dall'inizio alla fine, mi preoccupo per la lunga presentazione che viene richiesta ai concorrenti nei primi minuti, penso che mi emozionerò e non sarò in grado nemmeno di proferire il mio nome e scrivo alla mia amica Federica con la speranza di essere in qualche modo rassicurato: lei mi spiega che l'esperienza sarà bellissima, che avrò il tempo di conoscere gli altri concorrenti e che sarò messo a mio agio, che tutto mi sembrerà molto naturale e che l'emozione svanirà in un minuto. Ok, mi dico, ora parto più rilassato.
In partenza per Roma
La mattina del 28 Marzo passo dunque a prendere Alex poco dopo le otto del mattino e ci dirigiamo insieme alla volta della stazione di Cesena, da dove comincerà il nostro viaggio: proseguiamo poi a bordo di Italo sulla tratta Bologna - Roma Tiburtina (stazione che ormai comincio a conoscere bene), saliamo a bordo di un taxi e ci facciamo accompagnare agli studi DEAR di via Ettore Romagnoli, su via Nomentana.
Tutto il complesso, le targhe con la scritta RAI ed il badge che ti danno all'ingresso contenente il tuo nome ed il nome della trasmissione alla quale parteciperai, fanno già parte dell'esperienza, e ne costituiscono un gustoso antipasto: sapere che tu potrai accedere, fare parte e conoscere quel mondo, anche solo per un solo giorno, ti regalano una sensazione di esclusività e relativo successo, ed io non manco di cogliere in questa opportunità un apprezzamento per le doti che gli autori hanno visto in me, un premio per la dimostrata volontà di mettermi in gioco, davanti a milioni di italiani e più o meno senza paracadute.
Alex capisce e ricorda meglio di me le indicazioni che ci danno alla reception per raggiungere gli studi televisivi e sembra percorrere con grande sicurezza i corridoi del vecchio palazzo al quale veniamo indirizzati, così nel giro di pochi minuti ci troviamo al bar della DEAR a prendere un succo di frutta insieme a tecnici, costumiste e pure due Professoresse dell'Eredità, vestite in modo talmente casual (tuta da ginnastica e felpa) che io nemmeno le riconosco. Giusto per farmi riconoscere, cerco di entrare nella cameretta riservata ai concorrenti con largo anticipo, ed aprendo con decisione la porta "abbatto" per due volte di fila una delle autrici, che stazionava dalla parte opposta. In più dimentico il cappotto al bar (con tanto di chiavi della macchina, di casa, dell'ufficio, della cassaforte...), cappotto che mi verrà riconsegnato da una guardia giurata solo in serata grazie al fatto che il biglietto del treno Cesena - Bologna permetterà a qualcuno di risalire a me. Finita la registrazione della puntata precedente alla nostra, veniamo finalmente fatti accomodare in uno stanzino multifunzionale che fa contemporaneamente da piccola segreteria, sala d'attesa per i concorrenti e spogliatoio comune.
Irene
Ci accoglie Irene, una minuta ragazza romana sulla trentina che sarà per noi una specie di angelo custode lungo tutto l'arco della giornata. Irene ci spiegherà le regole dei vari giochi, ci indirizzerà al trucco ed al briefing con gli autori quando sarà il momento, ci accompagnerà in studio e ci assisterà con acqua fresca e consigli/incitamenti durante le pause. Capiamo dalla sua stanchezza che le giornate alla DEAR, o almeno all'Eredità, devono essere impegnative: bisogna coordinarsi con tecnici e concorrenti, avere a che fare con personalità sempre diverse, cercare di mandare in studio persone motivate e che sappiano gestire l'emozione, assicurando una visione piacevole a chi sta a casa. Irene ci indica anche che in un angolo della stanza ci sono dei panini e dei succhi di frutta preparati apposta per noi, ed io - per non appesantirmi - aggiungerò solamente un succo di frutta mela/banana a quello all'esotico ananasso a temperatura ambiente già consumato al bar. In un angolo della stanza ci sono poi delle prese di corrente che Alex mi dirà non essere funzionanti, c'è un vecchio telefono grigio su una mensola ed una serie di fogli stampati pieni di link che racchiudono le fonti dalle quali vengono estratte le domande, e dei quali dobbiamo dichiarare per iscritto di aver preso conoscenza. C'è poi un ragazzo tranquillo, seduto su un divanetto d'angolo, intento a studiare dei testi di giurisprudenza: di primo acchito penso che si tratti del figlio di un impiegato della RAI, parcheggiato lì momentaneamente, mentre in realtà ci viene detto che si tratta di una "riserva", pronto a subentrare all'ultimo minuto nel caso uno dei concorrenti non si presenti o, per l'emozione, decida di non prendere parte alla trasmissione. Veniamo poi invitati a disporre i vestiti che ci siamo portati da casa negli attaccapanni contraddistinti dai nostri nomi (tre cambi per il concorrente, due per l'accompagnatore) e, dopo qualche minuto, ci indirizzano al piano di sopra nell'ufficio di una coppia di autori che concorderanno con noi le cose da raccontare a Carlo al momento della presentazione iniziale. Saliamo di due piani, notiamo videocassette e vecchie attrezzature elettroniche abbandonate nei corridoi e ci accomodiamo su un divanetto, sul quale ci viene chiesto di aspettare il nostro turno. Raggiunti gli autori in un piccolo stanzino ci viene suggerito di insistere sull'accento romagnolo, per risultare più simpatici e marcare le differenze con gli altri concorrenti; piacciono gli aneddoti di Alex (che racconterà di quella volta in cui mi addormentai in una discoteca di Cesenatico, e del primo giorno di scuola elementare durante il quale ebbi da ridire su come aveva scritto il suo nome alla lavagna) e la mia battuta con la quale spiegherò a cinque milioni di italiani che sono ancora single perchè "ho solo trentanove anni e la mia mamma dice che per certe cose è ancora troppo presto". L'autore maschio, un ragazzo dall'aspetto vagamente alternativo, dice che gli ricordo Jimmy Fontana e condivide il mio amore per l'autunno e le stagioni fredde ("Qual è il tuo mese preferito?" mi chiede, ed io rispondo "Novembre!", compiacendolo), Alex ed io proviamo a spacciarci per una coppia di conduttori navigati e lasciamo il piccolo ufficio contenti per aver in qualche modo stabilito il nostro improvvisato canovaccio. Si tratta di uno dei momenti che temo di più, quello del dialogo iniziale col conduttore, perchè ci verrà concessa la libertà di raccontarci e saremo noi, concorrenti ed accompagnatori, a dover in qualche modo gestire contenuti e ritmi. La preoccupazione si mischia al ricordo dei corsi di Public Speaking frequentati grazie a FIAIP, e mi faccio coraggio ripetendomi che a qualcosa saranno pur serviti, o no?!?
Gli Sfidanti
Scendiamo di nuovo nella stanzina multifunzionale - dopo essere passati davanti all'ambulatorio aziendale - ed approfondiamo la conoscenza degli altri concorrenti: Giuseppe è un ragazzo simpatico di Pomigliano d'Arco, sposato e padre di due bimbe, appassionato di televisione ed in quanto tale temibile sfidante, per lo meno a mio iniziale giudizio. Monica e la figlia ventenne vengono dal Veneto e sembrano quasi sorelle: pimpantissima (e pure scollata, prima dell'intervento di Irene) la mamma, più timida e preoccupata da microfono e telecamera la figlia, sono davvero una bella coppia, autentica e "normale" nel senso più bello del termine. Renata è una curiosa signora di mezza età che insegna in una scuola americana di Roma: ha vissuto in Australia (vicino a Canberra), ha figli che abitano in Germania ed Inghilterra ed un marito dal modo distinto e silenzioso che la accompagna. E' affabile e moderna, di grande cultura, e per mostrarmi le foto dei nipotini tira fuori un tablet, che utilizza con naturalezza anche per filmarci mentre chiacchieriamo e stemperiamo la tensione sui divanetti. Poi c'è Jessica, umbra di Gubbio, con la sorella: è una ragazza giovane e bella, conosce il Pineta di Milano Marittima e dichiarerà nel corso della puntata di aver vinto per alcune volte il titolo di Miss del suo paese. Infine vediamo passare frettolosamente Claudia, la campionessa della puntata precedente che si è appena finita di registrare, anch'essa accompagnata dalla sorella: si tratta di due ragazze abruzzesi di Tortoreto Lido, indaffarate con il cambio di acconciature e vestiti in vista della puntata che vedrà anche noi coinvolti e che si registrerà di lì a poco. Sembrano inizialmente non prenderci in grande considerazione, ma capisco che la registrazione consecutiva di due puntate sia un impegno psicologicamente gravoso, specialmente nel pomeriggio: in realtà si riveleranno due persone amabili e divertenti, con le quali trascorreremo (insieme a Marilena di Trieste ed alla figlia, anch'esse compagne di puntata di Claudia) una bellissima serata in un'osteria tipica di Trastevere.
Gli ultimi preparativi
Tra gli ultimi impegni prima di raggiungere il mitico studio c'è quello del trucco e parrucco: nel mio caso il parrucco dura circa cinque secondi - giusto il tempo di spalmarmi un po' di schiuma sui capelli, opportunamente tagliati nei giorni scorsi dal mio fido barbiere Orazio - mentre dura qualche secondo in più il trucco, durante il quale il truccatore, affabile e dai modi assai-assai delicati, mi tampona sul viso e sul nasone una polvere per evitare l'effetto lucido in video. Si nota subito che tutte le maestranze coinvolte sanno di avere a che fare con persone emozionate, molte delle quali andranno in video per la prima volta: ti si rivolgono infatti con modi gentili e premurosi, ti fanno parlare e raccontare da dove vieni, o che lavoro fai, e cercano di farti sentire a tuo agio con spontaneità, quasi facendoti sentire parte di quel mondo, anche se solo per qualche indimenticabile istante. Non saprei dirvi se le varie fasi della preparazione si siano svolte esattamente in questa successione anche perchè, privati degli orologi (che non sarà possibile portare in trasmissione, per evitare che vengano ripresi nel corso di un programma registrato) perdiamo ogni riferimento temporale.
Una volta truccati e cambiati d'abito con i vestiti che le costumiste hanno scelto e stirato per noi ci vengono consegnati i cartellini arancioni con sopra scritto il nostro nome (ed il mio entusiasmo va a mille, sul mio c'è scritto proprio MARCO!!!), mi metto due gocce del profumo Desert di Fragonard sulla camicia (profumo dolce e rassicurante che assocerò per sempre alla mia prima esperienza televisiva) e la verace costumista non fa tempo a dirmi "ammazza Marco, quanto sei alto!" che veniamo finalmente accompagnati in studio: noi concorrenti, guidati da Irene e con i nomi scritti sulle famose spille rettangolari, attraversiamo con un atteggiamento tra l'entusiasta ed il condannato a morte prima il bar (dove tutti ci guardano, come fossimo delle vere star), poi un corridoio nel quale sono ammassati sedie, spalti, muletti e varie attrezzature di studio, ed arriviamo infine al "dietro le quinte" dello studio dell'Eredità.
Finalmente in Studio!
La parte esterna dello studio, che percorriamo in fila indiana, è un corridoio buio angusto e pieno di cavi penzolanti: arrivati in fondo al corridoio cominciamo però ad intravedere un angolo di studio, quello vero, e la sensazione è bellissima perchè straordinariamente rassicurante. Si notano diversi elementi della scenografia che in TV vengono raramente inquadrati, si apprezza la dimensione umana e raccolta dell'ambiente, il senso di ordine e pulizia, e cresce in modo graduale l'eccitazione per quello che di lì a poco succederà tra quelle "mura". Ci fanno accomodare su sei poltroncine, ancora nella parte "tecnica" esterna allo studio, ed i due microfonisti ci chiamano uno ad uno per sistemarci addosso i microfoni con i relativi trasmettitori: il signore che si occupa di me ha modi molto affabili e rilassati, mi fa sentire un ospite importante, mi incoraggia e mi chiede ripetutamente se mi sento a mio agio con i microfoni addosso. Torniamo poi a sederci sulle poltrone, e vediamo spuntare dal corridoio le truccatrici che vengono a darci gli ultimi ritocchi per evitare che la pelle, illuminata dai faretti, produca degli antiestetici riflessi. Siamo emozionati ma non propriamente tesi, io parlo soprattutto con Monica e Giuseppe, fino a quando a qualcuno di noi viene dato finalmente il permesso di salire i pochi gradini che permettono l'entrata nello studio vero e proprio: camminare, calpestare, vivere la realtà televisiva dà soddisfazione, e ti fa sentire che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento hanno avuto già un primissimo ed importante senso. Prendi familiarità con le scenografie, con le luci, con la posizione delle telecamere, con le distanze e le postazioni dei concorrenti: tranquillizza anche il fatto che non sia tutto eccessivamente perfetto, nè finto. I monitor dei concorrenti, ad esempio, sono assemblati a mano, in modo abbastanza artigianale, e tra uno schermo e l'altro spuntano fili e circuiti stampati. Provo anche a dirigermi al centro del palco per ruotare il monitor di Carlo, come gli vedo fare in trasmissione mano a mano che si rivolge ai singoli sfidanti, ma la base oppone una certa resistenza e - per evitare di rompere qualcosa o venire sgridato, come mi capita spesso - decido di non insistere. Irene, o forse un tecnico gentile che mi ricorda l'attore de Un Medico In Famiglia, ci spiega dove dovremo guardare ("Carlo, Carlo, guardate sempre Carlo!") e ci indica il percorso che dovremo compiere, passando con discrezione dietro agli altri sfidanti, mano a mano che verremo eliminati dai giochi: io, per scaramanzia, ripasso avanti e indietro il percorso, e Giuseppe se la ride pensando che mi stia attirando la sfortuna da solo. Ma in questi casi, si sa, è meglio cautelarsi. Nel frattempo viene fatto accomodare il pubblico in sala: si tratta di giovani ed anziani, più o meno in uguale numero (come mi confermerà Alex). Si dice che siano pagati dalla produzione, così passano una giornata diversa dal solito, respirano la vibrante atmosfera della tivvù ed arrotondano pure. Non nego che di fronte a loro, vestito con abbastanza-elegante giacca blu-lucido tipo Zed e cravatta, e posto su un piano più alto forte dell'1.89 di altezza, mi sento fighissimo ed osservato, ed avverto quasi il dovere di farmi vedere sicuro e rilassato per non deluderli. C'è addirittura un momento in cui penso che il programma potrei presentarlo io.
L'imprevisto
La tranquillità viene per un attimo interrotta dall'accompagnatrice del pubblico, una signora che ad un certo punto irrompe sul palco con un muso lunghissimo accennando in modo confuso ad un lutto, a circostanze ancora da chiarire, a voci incontrollate ed al fatto che lo spettacolo deve comunque andare avanti. Sullo studio cala un'atmosfera funerea, io guardando in basso cerco qualche sguardo di conforto e vengo a sapere da una signora che non è mancato un personaggio famoso, ma una di loro, una del pubblico compagna di tante giornate passate ad incitare ed applaudire dei temerari sconosciuti alla ricerca di emozioni, visibilità e soldini. Irene, colta con sensibilità la pesantezza della situazione venutasi a creare, decide di richiamare tutti i concorrenti giù dal palco: ci chiede se vogliamo bere, se ci sentiamo carichi, ci coccola un po' e ci implora di non farci abbattere dalla tristezza del discorso, dal momento che tra pochi istanti dovrebbe arrivare Carlo. Io, come sempre, faccio un po' lo scemo, abbasso il capo e confesso di sentirmi un poco "tristo"... Irene, preoccupata ed arrabbiata allo stesso tempo, mi dice di non combinare brutti scherzi e di essere pimpante, ed io la rassicuro confessandole di stare solamente scherzando. Non passa molto che dal buio corridoio tecnico vediamo arrivare, solo e con passo spedito, il nostro conduttore di fiducia.
Carlo... e via.
Carlo ci viene incontro pimpante, stringe la mano a tutti e ci rassicura sul fatto di stare tranquilli perchè "tanto le sa-pe-te tut-te", scandisce. L'incontro è breve, Carlo quasi non aggiunge altro, ma in pochi secondi trasmette carisma e tranquillità, esperienza e professionalità, un atteggiamento distaccato ma comunque presente (e televisivamente proficuo, aggiungo) che manterrà per tutta la durata del programma. Carlo è disponibile ma senza cercarci, non dice mai una parola di troppo e pensa soprattutto a lavorare. Non si perde, ma al contrario detta lui i tempi ed i ritmi ai quali lavorano tecnici e regia. A questo punto veniamo invitati a prendere posizione, Giuseppe ed io entreremo da un lato, diretti ognuno alla propria postazione: avere Giuseppe al fianco è una figata, perchè fino a poco istanti prima della sigla (dopo che Carlo registra il primo saluto ai telespettatori, quello delle 18:50 attorniato dalle Professoresse) continuiamo a parlare per i fatti nostri come se nulla fosse. Giuseppe si dice particolarmente contento del fatto che, avendo superato il provino, siamo entrati entrambi in un fantomatico "database", per cui a suo dire potremmo essere chiamati per fare anche altri programmi, e gli brillano gli occhi mentre aggiunge "compresa l'Isola dei Famosi". Poi mi ricorda affettuosamente di stare attento allo scalino che dovremmo superare per raggiungere le nostre postazioni, ed io lo ringrazio per il pensiero, dal momento che lo scalino è nero e poco visibile e probabilmente me ne ero già dimenticato. Giuseppe mi tranquillizza anche in un secondo momento, quando Carlo fa il primo "lancio" del programma e gli applausi del pubblico sembrano coprirne interamente la voce: in me cresce la preoccupazione di non sentire nulla nemmeno durante il programma, e questo potrebbe rendere più complicati i primi due giochi durante i quali, ci hanno spiegato, noi concorrenti non vedremo le domande sui nostri monitor, ma solo le diverse possibilità di risposta. Mi viene poi in mente un corpulento signore dall'accento campano, primo ad essere eliminato nel corso della puntata precedente, che nel pomeriggio aveva fatto irruzione nello spogliatoio lamentandosi animosamente perchè avrebbe risposto esattamente alla domanda su Topolinia, se solo avesse sentito la domanda! E allora Irene deve in qualche modo difendersi e sopportare lo sfogo, raccomandandoci di fare immediatamente presente a Carlo se avremo difficoltà a comprenderne la voce. Giuseppe, dicevo, mi tranquillizza dicendomi che durante il programma gli applausi del pubblico non saranno così invadenti, e non ci sarà dunque da preoccuparsi.
Parte la puntata!
Carlo e le ragazze attendono il via da parte della regia e comincia il programma: Giuseppe ed io ci appropinquiamo senza problemi alle nostre postazioni, anche se nessuno ci ha spiegato quale sarà il concorrente che dovrà presentarsi per primo... ma a questo punto siamo veramente in ballo, e balleremo! Col suo fare affabile e ritmato Carlo infonde sicurezza, saluta i telespettatori e passa a presentare gli sfidanti, a partire da Monica: seguiranno, se la memoria non mi inganna, la signora Renata, Jessica, io e per ultimo Giuseppe. Durante la presentazione degli sfidanti il cuore batte forte, inutile negarlo, ma la sensazione - forse illusoria - è quella di uno scorrere naturale e amichevole del programma. Vedo poi che tutti i concorrenti prima di me se la cavano alla grande, sfoderando un carattere ed una simpatia che mette allegria a tutto lo studio. Io sono un po' preoccupato perchè non ricordo benissimo i dialoghi come concordati con gli autori, ma quando arriva il mio turno saluto Carlo con un bel tono deciso ed il resto viene da sè. L'interazione con Carlo ed Alex funziona, il pubblico sembra divertirsi e credo di conquistarlo, almeno in simpatia, quando alla fine della presentazione Carlo mi chiede del mio stato sentimentale ed io gli rispondo - come concordato con gli autori - che "ho solo trentanove anni e la mia mamma dice che per certe cose è ancora presto"! Tutti ridono, la tensione si scioglie ed affronto con relativa tranquillità la prima prova, quella preliminare delle iniziali: per fortuna siamo una puntata "di somari" (come dirò impietosamente a fine registrazione) e nessuno riesce a raddoppiare il proprio montepremi indovinando tutte le parole: io mi comporto comunque bene, indovinandole tutte tranne una ("la T che si indossa, T-SHIRT"), e sento di essere partito con il piede giusto. E' poi la volta del "vero o falso", che affronto senza grandi problemi fino a quando Monica, in seguito al suo doppio errore, mi punta inaspettatamente il dito contro: per fortuna la domanda che mi viene rivolta è abbastanza facile, per cui riesco a difendermi ed a scongiurare il pericolo di essere congedato nelle fasi iniziali del gioco. Monica e la carinissima figlia che la accompagna sono costrette a salutarci, e non le rivedrò più. E' poi la volta del gioco delle Date, durante il quale ho l'impressione di riuscire a sbirciare nel monitor di Carlo, quando mi rivolge le spalle per fare la domanda al concorrente sul lato opposto al mio: mi sembra di notare che la risposta giusta sia contraddistinta sul suo schermo da un pallino giallo, e quasi mi illudo di poter furbescamente sfruttare la circostanza - da bravo & opportunista italiano medio - se non fosse che quando Carlo torna ad interrogare me la domanda è nel frattempo cambiata, ed il mio ingiusto vantaggio di fatto si azzera. Segue poi la Scossa, ormai diventato un gioco musicale con la Professoressa che canta tutti i motivetti, ed è nel corso di questo segmento che viene purtroppo eliminato Giuseppe (detto "micione", come ci racconta il suo accompagnatore, che Giuseppe definisce a sua volta sciupafemmine).
L'emozione più grande
Il gioco si fa duro e viene il momento del COS'E', una delle mie prove preferite ed uno dei momenti più emozionanti della mia esperienza all'Eredità. Dopo un paio di giri di indizi, durante i quali nessuno di noi sembra essere in grado di indovinare la risposta, mi viene l'ispirazione e, al momento del mio turno, comincio un ragionamento a voce alta (Charlie Chaplin! Il Monello! Charlot!) che mi porta a dare la risposta esatta sul filo dei secondi: è il panico, non solo perchè non so se la mia risposta verrà accettata, ma anche perchè mi pento di aver ragionato a voce alta dal momento che, qualora la mia risposta non venisse ritenuta valida, potrei aver chiaramente favorito il concorrente che sarà chiamato a rispondere subito dopo di me. Il momento è veramente emozionante, Carlo sembra voler accettare la risposta e la regia gli dà ragione, ed in questo istante mi sento davvero contentissimo: sono felice per non essere stato eliminato subito, sono felice per essermi difeso dal tentativo di Monica, sono felice perchè insieme ad Alex ho fatto una presentazione simpatica e spigliata e sono felice, infine, perchè mi sembra di avere il pallino del gioco in mano: avendo indovinato il COS'E' accederò di diritto al Duello Finale - per me già un ottimo e decorosissimo risultato - e potrò scegliere tra Renata e Jessica quale delle due mettere in difficoltà puntandole il dito contro. Non sono sicuro di indicare con il dito in modo plateale come mi era stato richiesto da Irene, ma scelgo di sfidare comunque la signora Renata perchè, essendo una professoressa abituata a viaggiare per il mondo, temo la sua cultura generale, la sua esperienza cosmopolita e la sua mentalità aperta (memore di quando poche ore prima mi fotografava col suo tablet). Il tentativo ha successo, perchè la domanda è di quelle a trabocchetto e Renata, che risponde come avrei fatto io al suo posto, viene eliminata, rimanendoci male. In più, prima di allestire lo studio per il Duello Finale, Renata viene invitata dai tecnici a rimanere sul palco per ripetere una sua precedente frase non registrata in modo chiaro: ho l'impressione che si senta quasi umiliata, dovendosi sottoporre alla cosa sapendo di essere già stata eliminata, e quando veniamo finalmente invitati a fare una prima pausa lei si avvia all'uscita senza salutarmi.
Piccoli Divi
Dispiaciuto ma contento per essere arrivato così avanti nel gioco, mi godo qualche bellissimo istante di popolarità minima: Jessica ed io siamo i due finalisti e veniamo di nuovo truccati, abbeverati ed assistiti, come piccoli divi televisivi. La premurosa costumista mi sposta la targhetta col nome in modo che sia meglio visibile e mi spiega come stare seduto per essere ripreso meglio, Irene ci incita a dare un bello spettacolo cercando di argomentare le risposte sfruttando i secondi a disposizione, il tecnico che assomiglia a Giulio Scarpati si assicura che il mio sgabello sia perfettamente regolato in base alla mia altezza, il pubblico (compresa una signora alle mie spalle, matura ma ancora moderatamente sexy, che adocchio romagnolissimamente) si è appassionato alla sfida e ci guarda dal basso verso l'alto, ed a me tutto questo piace. Tantissimo. Mi sento calmo, contento ma non euforico, e mi ripeto di stare tranquillo, di rimanere umile e di impegnarmi al massimo, senza pensare troppo nè al gioco finale della Ghigliottina (al quale mi piacerebbe tantissimo partecipare) nè al montepremi accumulato, che - se vinto - potrebbe sicuramente migliorare alcuni aspetti della mia vita.
Il Duello Finale
Per questo motivo, per l'atteggiamento consapevole che ho mantenuto, non ho niente da rimproverarmi: durante il gioco cerco di essere spigliato e leggero, ma forse non sono comunicativo come avrei voluto. Il tempo per rispondere sembra sempre troppo breve, e mi rendo di conto di esprimermi a volte a monosillabi, senza dare vita al "bello spettacolo" che ci era stato giustamente richiesto. L'atmosfera è comunque rilassata, tra me e Jessica c'è un sostanziale equilibrio perchè le domande sono difficili, ed evidentemente procediamo entrambi per tentativi. Sono però contento perchè, indovinando la penultima risposta, viene data a me la possibilità di rispondere per primo all'ultima domanda, quella decisiva: una risposta corretta mi garantirebbe il titolo di Campione, la partecipazione alla puntata che si registrerà la mattina successiva, la possibilità di giocare alla Ghigliottina (ricordando che al Casting ne avevo indovinate quattro su cinque...) e di provare a vincere il montepremi, o almeno una parte di esso. Incrocio idealmente le dita e spero che la domanda sia almeno "fattibile", come spesso succede quando guardo il programma da casa: in realtà questo non avviene, la domanda (di storia e geografia, proprio le materie che nel questionario consegnato al Casting avevo indicato come i miei punti deboli) sembra scelta apposta per mettermi in difficoltà e riguarda l'ubicazione delle romane Fosse Papiriane, sia io che Jessica ci guardiamo da un lato all'altro del tavolo abbastanza interdetti. La mia prima risposta si rivela sbagliata ed il turno passa a Jessica che, con un ragionamento che la porta chissà come ad associare i papiri dell'antico Egitto alla Versilia (!) sceglie la risposta esatta assicurandosi la possibilità di partecipare alla prova finale (che non vincerà) e di portarsi a casa entrambe le targhette che vengono utilizzate nel corso della stessa. In pochi attimi vengo affiancato da una delle Professoresse che mi porta la scatola del gioco e Carlo si allunga verso di me per stringermi la mano, quasi a complimentarsi per una gara comunque ben condotta.
La (non) triste uscita di scena
Jessica può dunque rimanere, ancora assistita e costantemente inquadrata (su indicazione del notaio, per evitare possibilità di suggerimenti da parte di tecnici e pubblico) fino al momento della Ghigliottina, mentre io passo a prendere Alex ed esco dallo studio, comunque sereno per aver fatto una bella figura ed essere arrivato, non senza un pizzico di fortuna, alle fasi finali del gioco. Mi dà inoltre una grandissima soddisfazione lo stupore col quale gli sfidanti eliminati mi accolgono quando li raggiungo nella nostra saletta: tutti si dicevano sicuri del fatto che avrei vinto io la puntata e questo mi fa sentire in qualche modo stimato, e quasi mi commuove. Chiedo a Sergio, il ragazzo della produzione che ci assiste adesso, di poter fare un saluto a Bruno, che aveva organizzato la mia partecipazione: Bruno è impegnatissimo in produzione e risponde al telefono quasi svogliatamente, ma sono ugualmente contento di poterlo sentire un'ultima volta. Dopo un bel po' ci raggiunge Jessica, che non vince la Ghigliottina ma è dispiaciuta perchè aveva dimezzato il montepremi una sola volta, ed a ben pensarci la parola da indovinare non era poi così difficile. Noi recuperiamo i vestiti, chiudiamo le valigie e ci prepariamo a lasciare la DEAR, non prima di essere inseguiti dalla guardia che mi porta il cappotto (dimenticato all'inizio della giornata al bar, come già raccontato).
Accompagnati sulla Peugeot di Sergio ci dirigiamo in albergo insieme alla campionessa uscente Claudia di Tortoreto ed a sua sorella, entrambe conquistate dalla simpatia dell'accento romagnolo, ed incontriamo fuori dall'ascensore la signora Marilena di Trieste e la figlia (che avevano partecipato alla puntata precedente la nostra), invitandole a trascorrere insieme a noi quella che si rivelerà una bellissima serata a Trastevere all'Osteria Zi'Mberto. Faremo tante chiacchiere, ci riprometteremo di ritrovarci - ormai lanciatissimi - ad altri Casting e rimarremo a parlare fino a notte fonda davanti all'hotel, a tratti spaventati dalle urla di (si vocifera) alcuni rifugiati politici libanesi ospiti della struttura, ai quali verrebbero dati dallo Stato Italiano duemila euro al mese per le piccole spese.
Le considerazioni di fine giornata
L'esperienza, inutile dirlo, è stata meravigliosa dall'inizio alla fine: tutto è stato per me nuovo, stimolante, sfidante e progressivo, perchè ho avuto l'impressione di compiere un percorso che - a piccole tappe - mi ha permesso di presentarmi con relativa tranquillità sulla scena di uno dei programmi più seguiti della TV italiana. Ho conosciuto persone interessanti provenienti da tutta Italia, ho scorrazzato per la DEAR insieme ad Alex, ho sostenuto e superato il test all'Ergife ed ho cercato di pormi davanti alla telecamera del Casting cercando di applicare alcune delle nozioni acquisite al corso di Public Speaking della bravissima Alessandra Pasqualini (che devo ringraziare!).
Ho avuto il privilegio di essere scelto tra migliaia di concorrenti senza alcuna raccomandazione (ed in questo senso mi sento di tranquillizzare coloro che sulla pagina Facebook del programma sono tuttora convinti della necessità di un "aggancio" per andare in TV), ho sentito Bruno dire che "il mio provino era molto piaciuto agli autori", ho visto posti nuovi della mia adorata Roma ed ho capito che posso controllarmi, gestirmi ed essere me stesso anche al di fuori della "comfort zone" dalla quale raramente esco. Rimpianti? Innanzitutto quello di non aver potuto partecipare alla Ghigliottina, perchè ad un certo punto ho sentito di poterci arrivare tranquillo, senza presunzione e con la situazione sotto controllo, in uno stato ideale per provare ad indovinare la parola: mi sarebbe piaciuto trovarmi a tu per tu con Carlo, poter raccontare qualcosa in più di me stesso, sfoderare qualche detto romagnolo come avevo promesso agli autori e, perchè no, cercare di vincere qualcosa per fare del bene non solo a me stesso ma anche, come pubblicamente espresso, agli altri. Essere arrivato alle ultime fasi del quiz, con la sensazione (ma mai la sicurezza) di poterlo vincere è allo stesso tempo un'enorme soddisfazione ed una piccola delusione: è una nuova consapevolezza dei propri mezzi frustrata dall'impossibilità di poterli utilizzare fino in fondo, è il coronamento di un bel cammino che poteva diventare bellissimo, è comunque l'orgoglio per essermi messo in discussione silenziosamente, decidendo tutto per conto mio e condividendo la mia scelta con poche persone, senza sbandierarla.
Oggi ho la soddisfazione di poter attendere il 6 Aprile 2013, data della messa in onda della mia puntata, con trepidazione e soddisfazione, certo di aver fatto una bella figura e di averla fatta fare alle persone che conosco ed alla città che abito. Si poteva fare di più, certo, ma non posso non apprezzare e riconoscere il misto di capacità e fortuna che mi ha permesso di ben figurare, per quasi un'ora, davanti ad una fetta consistente di pubblico: cercherò di tenere con me tutto il bello che questa avventura mi ha trasmesso, cercherò di mettere a frutto questa nuova sicurezza nella professione e nel privato e, ora che ho rotto il ghiaccio, cercherò sicuramente il modo di dare un seguito televisivo ad un'esperienza che, pur essendomi costata circa duecento euro (tra treni e taxi), mi ha decisamente arricchito.
Ed ora, giusto per rimanere in tema, vi lascio con una sciarada "fatta in casa"dal mio amico Marco... Riuscirete a risolverla?
"Social" Post Scriptum
In questi mesi ho ricevuto diverse richieste di amicizia su Facebook da parte di aspiranti Concorrenti e la cosa mi ha fatto naturalmente un grande piacere! Vi chiedo però, nel caso voleste venirmi a salutare su facebook.com/marchino, di accompagnare la richiesta con un messaggio privato, nel quale mi dite che mi avete "conosciuto" su questa pagina, ok?