“Tanto pratiche a casa come in viaggio, le cuffie Hi-Fi PortaPro di Koss offrono un suono molto fedele con una risposta a frequenza allargata per cogliere ogni sfumatura del tuo film preferito o del tuo musical preferito. Dotate di cuscinetti in gommapiuma per un comfort d'ascolto ottimale, le PORTAPRO sono delle cuffie di tipo aperto, ideali per apprezzare dei brani musicali senza essere disturbati dall'ambiente circostante. Molto comode grazie al loro archetto regolabile, le Koss PortaPro sono le compagne fedeli di tutti i tuoi momenti musicali. Garanzia a vita di Koss.”
Definite addirittura “miracolose” su diversi forum, le Porta Pro sono forse il modello più conosciuto tra quelli prodotti dall’americana Koss: vendute da oltre vent’anni (sono state lanciate nel 1984) ed oggetto di minime revisioni, le Porta Pro sono facilmente reperibili online ed offline ad un prezzo inferiore ai 30€. Considerato il prezzo accessibile, le cuffie Koss vantano caratteristiche tecniche interessanti:
Risposta in frequenza 15-25.000Hz
Impedenza 60 Ohm
Sensibilità 101dB
Forma semi-aperta
Magnete in neodimio, ferro e boron
Contraddistinte da un look essenziale ma riconoscibilissimo, leggere da indossare e facilmente adattabili (grazie alla doppia impostazione firm/light di ciascun trasduttore) alla testa di tutti, le Porta Pro sono cuffie indicate per attività all’aria aperto che non disdegnano, come vedremo, un ascolto più attento tra le mura domestiche. Per la nostra prova utilizziamo un notebook Compaq 6720s, equipaggiato con il chip AD1981HD di Analog Devices e Windows Media Player 11 (inizialmente senza equalizzazione attivata): l’amplificazione del segnale in uscita è invece affidata ad un amplificatore per cuffie marcato Miridiy, che utilizza un doppio canale digitale/analogico, grazie alla presenza di una valvola di tipo 6N11/ECC88, recentemente sostituita.
Avendo letto della cura con la quale è stato prodotto l’ultimo album di Zucchero (La Sesiòn Cubana, Universal, 2012) decidiamo di mettere alla prova le cuffie con questo torrido mix di blues in salsa latina, e la prova offerta dalle mitiche Porta Pro convince sin dalle prime note. Fiati e percussioni, complice una buona separazione tra i canali, creano una scena credibile, che non eccelle tanto per definizione quanto per una generale sensazione di equilibrio: a cominciare dalla riproduzione dei bassi, corposa e precisa, tutti i suoni sono riconoscibili ed identificabili nello spazio, progressivamente esaltati mano a mano che essi si fanno più acuti. In mancanza di equalizzazione le Porta Pro non sono squillanti nè esageratamente brillanti, tentando all’opposto di offrire una riproduzione matura e dotata di inaspettato peso. Se non fosse per la piacevole leggerezza di queste cuffie, che le rende comode anche dopo un utilizzo prolungato, la sensazione all’ascolto sarebbe quella di indossare un apparecchio di dimensioni e pretese ben maggiori: se alle Koss manca forse il respiro, dall’altro la capacità comunicativa di queste cuffie le rende in grado di coinvolgere ed appassionare con i generi musicali meno complessi, perchè i risultati superano in molti casi le aspettative.
Le frequenze nelle quali le PP sembrano più a loro agio sono a mio avviso le medio-basse e le medio-alte, utili a definire la presenza di certe sonorità (squisitamente latine, in questo caso), senza strafare. In assenza di correttivi rimane invece velata la resa della voce, riprodotta in modo più musicale che analitico, quasi sacrificata sull’altare della generica coerenza alle quale le Koss non rinunciano. Il disco di Zucchero, in particolare, viene esaltato nella sua componente corale, come un insieme ordinato di parti in movimento, caldo e colorato, senza che nè alla voce del cantante emiliano nè alle coriste che lo accompagnano venga accordata un’attenzione particolare. La mancanza di dettaglio si avverte nei momenti nei quali le Porta Pro non riescono a svelare la natura di uno strumento nudo, come nell’atmosferica Never Is A Moment o nella dolcissima Indaco Dagli Occhi Del Cielo: in entrambi i casi la tensione è palpabile, così come il delicato raccordo delle diverse parti, tuttavia sembra che tra l’ascoltatore e la fonte ci sia uno spazio che le Koss non riescono ad annullare, e che pregiudica l’illusione di ascoltare - quasi sfiorandola - una vibrante performance dal vivo. Le corde nella conclusiva Sabor A Ti non tagliano l’aria come potrebbero, il tappeto di tastiere si perde tra arpeggi e percussioni, ed è ancora una volta la voce a costituire un punto di raccordo, per quanto resa con un dettaglio solo sufficiente. Riprodotta con le Superlux HD668B, mie attuali cuffie di riferimento, Baila è più attraente e maliziosa: mentre con le Porta Pro l’impressione è quella di un ordinato e pastoso tutt’uno, inerziale e che risulta difficile scomporre negli elementi che lo compongono, con le HD668B ritroviamo piani diversi e meglio separati, un basso armonioso che ne sostiene il movimento ondivago ed una voce presente e credibile, per quanto sempre in difficile coesistenza con organo, fiati e percussioni. Nettamente migliore, da un punto di vista della pura resa vocale, appare la performance delle AKG-K551, cuffie chiuse note ed apprezzate per la spazialità del proprio suono: le cuffie austriache riescono a pescare il dettaglio meglio della concorrenza low-cost, proponendo però un approccio analitico e fin troppo freddo, carente soprattutto nei bassi, che poco si sposa con le sensuali atmosfere sudamericane de La Sesiòn Cubana.
Il comprensibile limite del prodotto Koss è dunque quello di non scavare nella debolezza umana, di non riuscire a cogliere la sofferenza d’amore in tutti i suoi delicati aspetti, la solitudine e la profondità del nero: le Porta Pro non regalano un’esaltazione artificiosa nè spaventano, non si sporcano le mani per ricercare un dettaglio che non possono conoscere, piuttosto tengono la mano per quella che si potrebbe descrivere come una gradevole, corroborante passeggiata musicale. Il segreto di queste cuffie risiede probabilmente nel giusto compromesso al quale il produttore americano si è piegato in fase progettuale, in un’ottica di contenimento dei costi ed appetibilità commerciale. Le Porta Pro non cercano infatti di fare bene troppe cose, avventurandosi pericolosamente al di là dei propri limiti fisici, preferendo invece concentrarsi su una riproduzione corretta e musicale, in un certo senso di autorevole furbizia (o furba autorevolezza), stupefacente per un ascolto disimpegnato e decorosissima - anche in virtù del prezzo di vendita contenuto - se analizzata con più calma. Le insidie di una cassa (Love Is All Around) oppure di un basso irraggiungibile nella sua profondità (Così Celeste, Ave Maria No Morro) sono prudentemente evitate, gestendo le frequenze più complicate con personalità da affidabile impiegato, e senza strafare.
Il singolo Guantanamera, ascoltato con l’equalizzazione predefinita “Swing”, regala un ritmo dolce e sinuoso, e con esso l’esperienza del perdersi tra le voci, i suoni e le trascinanti percussioni dei bravi musicisti dei quali Zucchero è solito circondarsi: le Koss riescono a mantenere un ordine sufficiente anche nell’affollato finale, ribadendo la capacità di garantire in ogni frangente un ascolto armonioso. Migliore per spazialità e nitore è il lavoro svolto dalle AKG-K551: le cuffie che hanno raccolto l’eredità delle K550 (introducendo telecomando e comandi per iPhone) riescono a rendere con maggiore dettaglio cori (soprattutto femminili) e fiati, strumenti a corda e sonagli, regalando un’ottima prestazione, per quanto sbilanciata - come accade tra le note di Un Kilo - a favore delle frequenze medio-alte. Cuba Libre è un brano che si distingue per la grandiosità della scena, grazie alla maestosa apertura dei suoni nel ritornello: non è certo un’esplosione di fascino orchestrale quella alla quale si assiste, tuttavia le Porta Pro riescono a respirare quanto basta per offrire un assaggio di spazio e tridimensionalità. Anche alzando il volume ne L’Urlo, le Porta Pro continuano a svolgere il proprio onesto, operaio lavoro senza affanni: in totale assenza di avvertibile distorsione, la maggiore pressione sonora serve piuttosto a conferire una verve aggiuntiva allo spettacolo, permettendo alla voce di arrivare più vicina alle orecchie dell’ascoltatore. L’assolo di organo è un momento di festa che quasi riesce a far scomparire le cuffie dietro alla musica, tanti sono i colori presenti nell’allegro quadretto sudamericano: le Porta Pro lasciano che siano le note a parlare, e sanno rendersi per un attimo invisibili al pari di prodotti ben più costosi.
La versatilità di queste cuffie permette di apprezzarne le caratteristiche con altri tipi di sollecitazioni: She’s Just A Liar dei rocker australiani BabyJane suona addirittura meglio delle concorrenti che costano dieci volte tanto (come la AKG) grazie ad una presentazione assolutamente compatta e sicura, che porta chitarre elettriche e batteria in virile, ingombrante presenza. Uguale plauso le Koss lo ottengono quando messe alla prova con i cori impegnativi di The Things We Believe In degli Orden Ogan e le chitarre infuocate di In The Name Of Metal dei Bloodbound: dal suono della radiosveglia nelle battute iniziali alle percussioni che fanno vibrare gli altoparlanti sulle orecchie (che gusto!) senza però scomporli, queste piccole cuffie rivelano energia e carattere, insuperabili nella pura mole di Quantità che riescono a produrre. Va peggio quando alle piccole di casa Koss viene richiesta una maestosità che, per limiti prettamente fisici, esse non possono regalare: il death-metal sinfonico dei cechi Inner Fear (First Born Fear, 2012) è compresso ed appiattito, servito con un affanno che lo rende più da ascoltare che da vivere. Il suono complesso, che prevede contemporaneamente voci rabbiose, archi ed assalti di chitarra/batteria, viene risolto in un unicum a tratti confuso e lontano che, pur senza risultare distorto, ha il sapore di un “massimo possibile” che non può soddisfare del tutto: gli archi sono presenti ma non sferzanti, le chitarre suonano attutite e le voci femminili - come velate, al pari degli spunti elettronici - perdono in credibilità, efficacia dinamica e sensualità.
Le Porta Pro si fanno apprezzare per il carattere ruspante, per l’onestà con le quali approcciano una riproduzione musicale low-cost che, con ostinazione felina, non si lascia facilmente intimorire: individuarne pregi e difetti è infatti semplicissimo, anche dopo pochi ascolti, per cui diventa altrettanto facile prevedere la resa di queste cuffie con la propria musica preferita, adattando se necessario la curva di equalizzazione per modificarne - anche solo in parte - il comportamento. Di base, le cuffie americane garantiscono una riproduzione musicale ed autorevole, mai distorta, che per questo motivo presenta interessanti margini di personalizzazione: una menzione particolare la merita inoltre il comfort offerto, frutto di un’impostazione semplice e razionale che ha molto a che spartire con il carattere sonoro che abbbiamo avuto occasione di apprezzare. Le Koss sono cuffie consigliatissime per comodità ed affidabilità (sono garantite a vita, ed ottenerne la sostituzione in caso di malfunzionamento è piuttosto semplice), e per il modo in cui insegnano ad apprezzare una corretta riproduzione della musica, il tutto ad un prezzo che non ammette scuse.
Voto: 74/100
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