Dopo aver vinto il concorso di Lexus Europe, che mi ha permesso di volare in Germania per assistere come "ospite VIP" all'edizione 2010 della Nurburgring 24h, lo scorso Novembre ho partecipato ad un'iniziativa di AKG chiamata "AKG Expert Panel". Il produttore di cuffie austriaco, attraverso l'olandese Fortress Social Branding, ha aperto una sorta di competizione su Facebook - mediante un'apposita app - mirata alla ricerca di blogger sparsi in tutta Europa disposti a provare e recensire le nuove cuffie AKG-K551, presentate così sul sito ufficiale:
“Realizzazione di un ambiente sonoro altamente realistico.Gli ingegneri AKG® hanno ottimizzato le cuffie K551 per un'esperienza d'ascolto completamente avvolgente. A partire dal driver da 50 mm su ciascun orecchio, queste cuffie reference class si avvalgono della tecnologia Real Image Engineering per creare un ambiente di ascolto altamente realistico e arricchito da una vera e propria sensazione di spazio tridimensionale. Eleganti e portabili, le K551 consentono di portarsi appresso un suono dalla qualità da studio di registrazione ovunque si vada. E il microfono sul cavo consente di rispondere alla telefonate che si ricevono sull'iPhone. Le cuffie K551 sono leggere e confortevoli e vantano un'eccezionale attenuazione passiva del rumore e livelli estremamente bassi di dispersione del suono. In questo modo, sarà possibile restare beati nel proprio ambiente sonoro per ore e ore.”
Si tratta di cuffie di qualità, appartenenti alla serie Reference, con un prezzo di listino (pari a circa 290€) che va ben oltre le mie scelte hi-fi, notoriamente low-cost. Bene, il 28 Novembre, mentre alla stazione di Cesena (FC) aspettavo il Regionale Veloce che mi avrebbe portato nell’opulenta Bologna, ho ricevuto una mail da parte di Alexander di Fortress Social Branding che mi informava di essere stato scelto per prendere parte all’Expert Panel di AKG, e che mi sarebbe stato spedito un paio di cuffie all'indirizzo che avrei indicato. Inutile descrivere la sorpresa e la felicità che ho provato, e l'entusiasmo col quale ho accettato di preparare una recensione approfondita da pubblicare su questo blog entro il prossimo 19 Dicembre. Mi sembrava necessario chiarire come sono entrato in possesso delle AKG per una questione di trasparenza nei confronti del lettore, garantendo che nelle righe di seguito ne verranno comunque presentati pregi e difetti con la massima onestà.
Le cuffie sono arrivate (dall’Olanda) nella giornata di Venerdì 7 Dicembre, protette da un imballo talmente voluminoso da farmi dubitare dell’effettivo contenuto dello stesso: protetta ai lati da fogli arancioni di carta appallottolata delle poste olandesi ed avvolta in un generoso Pluriball, la confezione delle K551 si è finalmente rivelata in tutto il suo sobrio, quadrato ed elegante splendore.
La parte superiore della scatola, in total black, sembra quasi incorniciare le cuffie di colore bianco (con profili metallizzati), permettendo di apprezzarne l’eleganza attraverso un’ampia cornice trasparente, sulla quale è riportata la dicitura “Closed-back reference class headphones”. Non mancano, diametralmente opposti, i loghi di “AKG by Harman” e quelli dei prodotti Apple - iPod, iPhone ed iPad) compatibili con il telecomando inserito nel cavo delle cuffie. Sui lati della lussuosa scatola troviamo una spiegazione schematica dei comandi che è possibile impartire dal telecomando (controlli volume, accettazione di telefonate e chiusura delle stesse, riproduzione, pausa e scelta della traccia precedente/successiva), l’indicazione dei due anni di garanzia e, a spezzare l’eleganza seriosa del colore nero, una fascia di colore giallo all’estremo della quale è ben visibile la scritta “On The Go” che identifica questo prodotto, nonostante le generose dimensioni, come adatto anche all’ascolto fuori dall’ambiente domestico.
Tecnicamente più interessante si presenta invece il lato posteriore della scatola, che presenta peculiarità e caratteristiche tecniche del modello col quale AKG ha rinnovato i fasti delle precedenti K550. Per presentare questa versione il produttore austriaco (qui la storia del marchio) pone l’accento sulla natura chiusa e sul suono arioso di queste cuffie, sulla presenza del telecomando, sul driver da 50mm utilizzato, sul peso contenuto e sul meccanismo di ripiegamento 2D-Axis, che ne permette un trasporto agevole.
Da un punto di vista tecnico le caratteristiche delle AKG-K551 si possono riassumere con queste specifiche:
- Impedenza 32 Ohm
- Sensibilità 114 dB
- Risposta in frequenza 12Hz - 28000Hz
- Peso 305 grammi
- Cavo di 1.2 metri
Nella parte inferiore troviamo infine il numero di serie in bella evidenza e l’inevitabile dicitura Made In China, nonostante sia specificato che il prodotto viene disegnato e progettato in Austria.
Sollevata la parte trasparente della scatola (non senza impegno, dal momento che gli elementi sovrapposti tendono a sigillarsi l’uno con l’altro per un effetto fisico del quale non ricordo il nome), troviamo finalmente le AKG adagiate su un sottile supporto di plastica bianca, piuttosto economico: particolarmente sobrio sembra anche il cavetto delle cuffie, troppo sottile, troppo corto e di colore troppo azzurro, così come non convincono la fattura plasticosa del piccolo telecomando (i cui pulsanti agli estremi verticali possono essere premuti in una sola, specifica direzione) ed il jack da 3.5mm, che pare anch’esso meno rifinito del corrispondente elemento montato sulle K550.
Sollevate dal piano d’appoggio, le AKG-K551 trasmettono immediatamente una soddisfacente sensazione di solidità: comunque le si afferri, le cuffie rimangono immobili, ben bilanciate e caratterizzate dal profumo della simil-pelle che sa tanto di nuovo. A sostenere i trasduttori troviamo un’unica fascia metallica, sottilissima ma di larghezza generosa, regolabile su entrambi i lati senza sforzo grazie ad un sistema a scatti che prevede dodici posizioni sul lato sinistro ed altrettante su quello destro. Incollato sotto l’archetto di sostegno troviamo un’imbottitura che lo percorre per tutta la sua lunghezza, quando non esteso ai lati: il cuscinetto è piacevole al tatto, ed il suo spessore appare sufficiente ad introdurre uno spazio confortevole tra la testa dell’ascoltatore e l’archetto metallico. Il collegamento tra l’arco superiore ed i trasduttori è infine assicurato - mediante l’applicazione di una sola vite - da una sezione in materiale plastico, dalla piacevole finitura lucida: l’elemento inferiore aggancia la cuffia dal solo lato posteriore (rimanendo quindi invisibile a chi osserva l’utilizzatore) e, snodato, permette di ruotare gli altoparlanti di novanta gradi sul lato interno.
Le cuffie, una volta indossate, avvolgono con dolcezza l’intero padiglione auricolare: l’imbottitura, realizzata in materiale sintetico di colore grigio, preme senza infastidire, realizzando quella compressione in grado di non far disperdere eccessivamente il suono all’esterno. Per testare il suono delle AKG-K551 utilizziamo un notebook Compaq 6720s, equipaggiato con il chip AD1981HD di Analog Devices e Windows Media Player 11 (senza equalizzazione attivata): l’amplificazione del segnale in uscita è invece affidata ad un amplificatore per cuffie marcato Miridiy, che utilizza un doppio canale digitale/analogico, grazie alla presenza di una valvola di tipo 6N11/ECC88.
L'ASCOLTO
Dopo un burn-in iniziale di circa tre ore, effettuato riproducendo in loop Empire dei Queensryche, il primo assaggio di pelle d’oca le AKG lo offrono con l’ascolto di It’s Not Unusual ed I’ll Never Fall In Love Again interpretate da Clare Teal (The Many Sides Of Clare Teal): a colpire in prima battuta è innanzitutto la sensazione di tridimensionalità, che avvolge l’ascoltatore con naturalezza, indipendentemente dal fatto che le note provengono da casse di tipo chiuso. La scena sonora, al contrario, è inaspettatamente vasta, circolare, con la voce in analitica evidenza e tutti gli strumenti a gravitarle attorno, con ordine e respiro. Il dettaglio si avverte nella presenza corposa degli archi, in un charleston finemente cesellato, nel duetto educato di chitarra e pianoforte, chiaramente distinguibili su piani diversi anche quando eseguono la stessa partitura. What I Am di Edie Brickell regala un altro terreno sul quale le cuffie di AKG hanno gioco facile: l’insieme riprodotto è brillante e coerente, avvolgente e tridimensionale grazie alla sensazione di trovarsi al centro di uno spazio più ampio, tipico dell’esecuzione dal vivo. Anche in questo caso alla composizione della scena sonora contribuiscono con maggiore autorità voce e chitarre/tastiere di quanto non faccia il basso, ridotto al ruolo di semplice, per quanto riconoscibile comparsa. Simile il comportamento con il nostrano Cesare Cremonini, e la sua Il Comico (Sai Che Risate): la voce del cantante di Bologna rimane in primo piano, riprodotta con precisione nasale, mentre tra gli elementi di contorno spiccano con un certo vigore archi e sonagli.
Le mie amate Superlux HD668B (circa 30€ su eBay) attenuano la voce a favore di una sezione ritmica più corposa ed esuberante: cassa e basso sono presenti e riconoscibili, mentre perdono decisamente di brillantezza i piccoli abbellimenti che regalano vivacità alla canzone, lungo tutta la sua durata: queste cuffie economiche propongono un suono certamente meno personale, più equilibrato perchè meno analitico, incapace di cogliere la piccola finezza a favore di una fotografia dal carattere panoramico. Eyes Of A Stranger dei Queensryche nella versione riprodotta dalla Superlux è potente ma appiattita, generosa nell’elargizione delle frequenze più basse ma sostanzialmente priva di dettaglio: voci e strumenti sono salomonicamente posti su piani simili, con una resa equilibrata ma poco personale. Agli archi riprodotti da AKG nella stessa canzone manca forse un poco di presenza drammatica, ma quando tutti gli strumenti entrano in scena l’impatto di un paio di cuffie superiore è evidente: “controllo” è il termine che meglio ne descrive il carattere, a significare una certosina, infaticabile opera di smistamento delle sonorità che assegna a ciascuna il proprio spazio secondo i rapporti di forza dettati dagli ingegneri austriaci. Quello della verticalità è un ulteriore elemento che distingue una riproduzione di qualità migliore: non solo i suoni sembrano provenire da uno spazio più ampio, ma si avverte anche una sorta di gerarchia tra le fonti, che probabilmente costituisce il segreto di una resa tanto ordinata. L’impressione è quella di trovarsi al cospetto di diffusori a più vie, capaci ciascuno di riprodurre le frequenze assegnate senza sovrapporsi con le altre. Il dettaglio delle AKG è evidente nella parte finale del brano, nella quale confluiscono assoli, riff e voci provenienti da ogni direzione: gli elementi che si notano sono in numero superiore a quanto avessi avvertito fino ad ora e finalmente posso esclamare anche io di avere sentito, come capita agli audiofili di primo pelo, suoni che prima di oggi non mi erano sembrati nemmeno presenti sul dischetto argentato.
Le K551 impongono ad ogni contenuto un approccio easy-going, refrattario ad ogni tipo di autoindotto affaticamento, e propongono un ascolto intelligente, smart, capace di ordinare le diverse sonorità su piani differenti, assegnando a ciascuna la giusta posizione all’interno di uno spazio dilatato: non solo destra e sinistra, dunque, ma anche la sensazione di elementi più vicini ed altri più discreti, con la voce e le frequenze medie che sembra dominare le scene da una posizione di assoluta centralità. Per quanto riguarda la resa della voce, in particolare, va rimarcata la capacità di queste cuffie di dare particolare vita e passione alle parti cantate, che sembrano insinuarsi piacevolmente dentro di noi, sviluppandosi da dentro, invece che provenire da due elementi elettromeccanici posti in epidermica prossimità delle nostre orecchie. L’effetto è quella di cuffie che scompaiono, alla pari dei migliori diffusori, complice un peso contenuto ed un comfort che si mantiene tale anche dopo gli ascolti più prolungati. Il reggae di Weight In Gold di Finley Quaye (28th February Road) racconta tanto circa il carattere composto ed analitico delle cuffie di origini europee: il suono del basso, che altre cuffie avrebbero esaltato con fare ruffiano ed accomodante, è qui presente per contribuire alla riuscita del brano, senza colorarlo nè esaltarlo eccessivamente. Le K551 tornano a privilegiare le frequenze medio-alte, restituendo una convincente espressività alla voce e sottolineando le note più brillanti delle chitarre acustiche, così come quelle della batteria: l’immagine è solare senza risultare scomposta, vivace senza disordine, di una maturità che appare funzionale ad una riproduzione esatta, mai incompleta, mai noiosa. Il rullante in particolare è reso con una precisione viva ed ariosa che sembra non poter appartenere ad un paio di cuffie chiuse, rendendo le AKG-K551 una scelta particolarmente adatta all’ascolto del classic rock, nel quale la nuance espressiva riveste un ruolo più importante di tempo, dinamica e ritmo.
Le cuffie sembrano lavorare secondo le proprie regole, riluttanti agli artifici di prodotti più economici che puntano a stupire con il rischio di affaticare. Decido di metterle alla prova con l’onnipresente Gangnam Style di PSY e l’impressione è confermata: la voce del cantante coreano si appropria del primo piano, accompagnata da un tripudio di luminosissimi effetti sonori. Anche in questo caso le frequenze più basse sono presenti e facilmente distinguibili ma non “pompate”, donando alla riproduzione musicale un senso di ordinato fluire che non permette a certe frequenze di prevalere in modo disarmonico sulle altre: se poi si tenta di alzare il volume in Push And Stove dei No Doubt oltre il limite consentito, per sollecitare una resa maleducata delle frequenze più basse, le cuffie reagiscono prontamente - grazie alla buona sensibilità - ma generano un’evidente distorsione, rifiutandosi in questo modo di collaborare e distogliendo l’ascoltatore da propositi oltraggiosi. Le chitarre elettriche dei Poison in Unskinny Bop sembrano fermarsi un passo prima di dove al metallaro sarebbe piaciuto sentirle, ed anche Poison di Alice Cooper viene ricondotta - con le buone o con le cattive - ad una dimensione di disciplina collegiale, che a dir il vero non pare appartenerle. Le K551 finiscono quindi con il privilegiare una resa equilibrata, che permetta di esaltarne le doti di morbida spazialità, a discapito di quelle dinamiche: Peter Gunn di Henry Mancini e Blue Velvet di Bobby Vinton mettono a proprio agio le AKG con la netta separazione tra i canali, bassi timidi e piacevolmente fuori dal tempo ed un’attenzione romantica alla voce che affascina e racconta, prima di tutto. La vera sorpresa delle cuffie oggetto di questa recensione sta quindi nel loro carattere ordinato, più coerente con il look raffinato che con l’etichetta “on the move” incollata sul lato della scatola.
LA PROVA CON IL DAC
Per verificare il comportamento delle nuove cuffie, ho pensato di agire in due diverse direzioni: per prima cosa ho effettuato un secondo periodo prolungato di burn-in, riproducendo musica in modo continuo dalle 7 del mattino alle 23 di sera. In secondo luogo, ho modificato l’amplificazione fornita agli altoparlanti, passando dall’amplificatore ibrido al DAC NG272011 prodotto da HA INFO. Si tratta di un DAC dal prezzo accessibile che utilizza componentistica BB PCM2702E, OPA2604AP e PHILIPS BD139/BD140, del quale avevo già avuto modo di apprezzare il suono limpido e dettagliato con le altre cuffie in mio possesso (Sennheiser HD40, Teufel Aureol Massive, Panasonic RP-HTF890, House Of Marley Positive Vibration). L’adattatore jack/mini-jack inserito nell’ingresso cuffie del DAC presenta purtroppo un’incompatibilità con il jack delle AKG per cui il suono riprodotto dalle cuffie risulta praticamente inascoltabile, in quanto mix di frequenze distorte ed altre completamente mancanti.
Trovata con precisione chirurgica, e pazienza, la giusta posizione, è finalmente possibile procedere all’ascolto: sia Six degli All That Remains che Man On The Edge degli Iron Maiden ribadiscono, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il carattere composto di queste cuffie. Il fronte sonoro è ampio e tridimensionale, la dimensione quasi live, e risulta perfino divertente scovare le differenze tra i canali, che con altri trasduttori sembrerebbero invece riprodurre gli stessi suoni. Ancora eccellente è la resa della voce, che come detto sembra originare da dentro la testa dell’ascoltatore, generando una rara sensazione di immersività: le dolenti note riguardano invece il supporto delle frequenze medio-basse, che anche in questo caso sembrano volutamente carenti, come se la musica fosse resa principalmente da alti e medi (voce e chitarre soprattutto).
Decido allora di aiutare le AKG a colorare leggermente il suono, agendo - senza esagerare - sull’equalizzatore di Windows Media Player ed il risultato è... wow! Le cuffie reagiscono alla grande, proponendo un mix di colore e dettaglio che, per quanto meno “neutrale” (o meno audiofilo, se volete) aggiunge però qualcosa in tema di coinvolgimento, spinta e disimpegnato divertimento. Save Tonight di Eagle Eye Cherry ha ritmo e calore, il basso trionfante di Suburban Knights degli Hard-Fi si fa sentire come dovrebbe (nel frattempo sposto di qualche millimetro l’archetto sulla testa, perchè la pressione comincia a farsi sentire), I Touch Myself dei The Divinyls è oscura e sexy proprio come la intendevano gli australiani nel 1991 ed In The Name Of Metal dei Bloodbound è un insieme cattivo e melodico, descritto nella sua trascinante pienezza. Deludente rimane invece Stairway To Heaven nella versione reggae-rock dei Dread Zeppelin, a causa di un basso che da protagonista si presenta ancora confinato a semplice, per quanto chiaramente avvertibile, comparsa, riservando le luci della ribalta alla voce calda di Tortelvis, alle chitarre ed alla batteria.
Rispetto alle mie Superlux HD668B, la resa delle cuffie AKG è più verosimile e dettagliata, vibrante e respirata, coraggiosa e dinamica. Le K551, opportunamente equalizzate, sono cuffie operaie che non si limitano a svolgere il compitino e che, al contrario, sembrano sforzarsi continuamente alla ricerca di una resa e di un dettaglio di qualità superiori. Tridimensionalità, tessuto delle frequenze medie e coerenza sono tra i fattori che rendono il prodotto della Casa Austriaca facilmente riconoscibile, perchè dotato di una propria personalità. Soprattutto per questi motivi, il giudizio non può che essere globalmente positivo: le K551 rappresentano infatti un ottimo upgrade per chiunque desideri un assaggio di qualità “reference”, ad un prezzo tutto sommato accessibile. Le prestazioni, e le conseguenti soddisfazioni, che si possono ottenere con le K551 le rendono degne di considerazione, a patto che se ne tengano in debito conto le preferenze musicali: la resa di reggae, pop e rock/metal risulta infatti leggermente sbilanciata a favore della fascia più alta dello spettro, mentre i generi incentrati sulle frequenze medie (nei quali sia la prestazione vocale a farla da padrone) godranno di una resa spettacolare, trasformando l’ascoltatore da semplice spettatore a protagonista della scena. Dal punto di vista dell’hardware, le cuffie sono comode ed esteticamente riuscite, ma il peso dell’archetto di sostegno tende a farsi sentire dopo un utilizzo molto prolungato: il cavo troppo corto e sottile, il telecomando dalla finitura decisamente cheap ed il jack incompatibile con alcuni adattatori sono difetti veniali che non compromettono la qualità dell’esperienza, ma che tolgono qualche punto alla valutazione finale nella prospettiva di un utilizzo “on the go”.
PRO
- sensazione di spazio e dettaglio
- resa vibrante delle frequenze medie
- comodità dei padiglioni auricolari
CONTRO
- misura del cavetto e finitura economica del telecomando
- incompatibilità del jack da 3,5 mm con alcuni adattatori
- necessità di equalizzazione per diventare coinvolgenti
Voto 81/100
Ciao Marco, grazie della chiara e dettagliata recensione.
RispondiEliminaAvrei bisogno di un consiglio: per un ascolto casalingo (stereo con ampli integrato e PC con scheda audio Xonar Essence), perlopiù di musica rock, mi consiglieresti queste cuffie? La differenza nel cavo e nel jack delle "sorelle" K550 su cui sono maggiormente orientato, secondo te è rilevante tanto da giustificare la spesa di quasi 40 euro in più? (ho trovato le 551 a 128 euro e le 550 a 164 euro)
Considera che se scegliessi le 551, per usarle a casa dovrei poi utilizzare un cavo di prolunga che mi permetta di poter colmare lo spazio tra il divano e l'amplificatore (circa 2,5 metri). Questo potrebbe comportare perdite di qualità?
Grazie in anticipo
Emanuele
Ciao Emanuele, penso che il cavo di prolunga non sarebbe un problema, utilizzare un cavo di buona qualità contribuirebbe ad arginare i possibili rischi a fronte di un risparmio abbastanza considerevole. Credo che i due modelli siano uguali, a parte i comandi per l'iPhone, per cui la scelta è tua. Discorso diverso per quanto riguarda il suono: queste AKG sono abbastanza "analitiche", neutre, per cui per il genere musicale che mi hai indicato ti inviterei a valutare anche cuffie di tipo dinamico. Avrai letto sul blog che io sono letteralmente innamorato delle Superlux, il prezzo è abbordabilissimo e ti consiglierei di provarle!
RispondiEliminaGrazie della risposta Marco.
RispondiEliminaIn effetti avevo anch'io questo dubbio sulle AKG, temevo in effetti potessero essere troppo analitiche.
Sono davvero fissato con i suoni e mi piace il dettaglio, ma se dovessi scegliere preferirei sicuramente la musicalità all'analiticità.
Mi informo sicuramente sulle Superlux, grazie ancora!
Ah, scusa, visto che ci siamo, considerando che appunto ascolto soprattutto rock (nel senso più ampio del termine), quale modello mi consiglieresti del catalogo Superlux?
RispondiEliminaCiao Emanuele, io non mi separerei mai dalle mie HD668b, mi sembrano comunque interessanti anche quelle della nuova serie EVO su www.thomann.de/it/superlux_cuffie.html
RispondiEliminaSulle HD668b ho letto alcuni commenti riguardo alle frequenze alte che sarebbero un po' troppo "brillanti" e "taglienti", cosa ne pensi a riguardo?
RispondiEliminaIn ogni caso, visto il prezzo, penso proprio di dargli una chance! Ti farò sapere, grazie ancora!