domenica 13 settembre 2020

Recensione LANDFALL - THE TURNING POINT

Landfall
Recensione: The Turning Point


Il Brasile si conferma terreno fertile per il revival hard rock del quale il mercato non sembra mai sazio: dopo le buone prove di Desert Dance o Electric Mob è ora la volta dei Landfall, band di Curitiba costruita attorno all’esperto frontman Gui Oliver (Auras) che debutta per Frontiers dopo una vita precedente spesa sotto il nome di W.I.L.D. 

L’hard proposto dai quattro è del tipo agile e scattante, melodico ma trascinante solo a tratti: le coordinate sono quelle dei Firewind meno in vena, oppure di alcune formazioni italiane perennemente alle prese con un complesso di inferiorità che le spinge a strafare per dimostrare, piuttosto che per suonare. Tornando a Oliver e compagni, non vi è davvero nulla di inascoltabile in “The Turning Point”, ma nemmeno niente che giustifichi una ricerca – Google Earth alla mano – lunga circa diecimila kilometri. 

Se è vero che alcuni intermezzi denotano un’apprezzabile sensibilità (“No Way Out”) ed il livello tecnico espresso dal disco è superiore alla media, la sensazione che rimane al recensore imbruttito al termine di ogni traccia è quella di non aver capito esattamente cosa ha ascoltato, nè perché.

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Ascoltato con

Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)