sabato 30 novembre 2019

Recensione BLIND GUARDIAN - LEGACY OF THE DARK LANDS

Blind Guardian
Recensione: Legacy of the Dark Lands


Se c’è una tendenza che accomuna la comunicazione moderna, come una sorta di minimo comune denominatore dell’informazione trasmessa, questa è lo storytelling. Sì, perché il dato nudo e crudo annoia nella sua misura spoglia e richiede tempo per essere elaborato, cultura per essere contestualizzato, olio di gomito mentale per diventare un prodotto socialmente appetibile per la curiosità instagrammabile e volubile nostra, e degli altri. 

L’attenzione è la vera moneta del ventunesimo secolo, si dice, ed il suo costo lievita perché in giro se ne trova sempre meno. E voi che leggete questa recensione siete tutti, quindi, un po’ speciali. 

Fare storytelling significa (provare a) valorizzare la notizia facendola diventare parte di un discorso più ampio, di una storia con inizio fine e morale, di un meccanismo di proiezione/aspirazione che ci regala un’illusione specchiata e con essa la consolazione di appartenere, condividere, incidere. In questo senso concept album ed elaborate trame sinfoniche rappresentano il tentativo di dare vita ad un prodotto che sappia comunicare su più piani, perché attorno all’informazione di base – la canzone – troviamo spesso elementi tipici del racconto come preludio ed epilogo, racconto di una trama, evocativi momenti strumentali, effetti sonori e profumati materiali di corredo (come un booklet ben fatto, per noi nostalgici della musica anche da accarezzare) che compongono un’esperienza profonda, sfaccettata e toccante: quel “Re-vo-lu-tion” urlato alla fine di Eyes Of A Stranger (Operation Mindcrime, Queensrÿche, 1988) mi sospende ogni volta in un momento di sublime e soffocante inquietudine...

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Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)

Recensione QUIET RIOT - HOLLYWOOD COWBOYS

Quiet Riot
Recensione: Hollywood Cowboys




Lo fecero davvero grande il botto, i Quiet Riot nel 1983, con quella “Cum on Feel the Noize” capace non solo di fare di Metal Health un debut-album (almeno per questa nuova incarnazione) dei record (primo singolo a raggiungere la Top 5 di Billboard e primo album heavy-metal a raggiungere la prima posizione), ma anche di portare all’attenzione di un mercato ampio sonorità ardite, fino ad allora confinate in territori più polverosi e ristretti. 

Prima di mettermi all’ascolto di “Hollywood Cowboys”, giusto per entrare nel mood, ho voluto rispolverare proprio quel singolo, ma nella versione – più swing ma ugualmente potente, corale e sanguigna – che gli inglesi Slade partorirono dieci anni prima. Ricavando l’impressione che quella interpretazione conteneva già tutto il necessario per sfondare, ad eccezione di un pubblico musicalmente pronto, numericamente ampio e che fosse possibile sollecitare/stimolare attraverso un nuovo medium (il video musicale). 

Alla canzone i Quiet Riot diedero contesto ed attitudine, storia e tratto distintivo, legittimando l’operazione con una carriera lunga 34 anni che li avrebbe visti produrre 14 album ed un numero consistente di singoli...

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Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)