Non è bastata la pubblicazione di un ottimo album come questo Majestic Machination a garantire la sopravvivenza dei Machina, metal act finlandese le cui tracce, a giudicare dalla mancanza di aggiornamenti del sito web ufficiale www.machinametal.com, sembrano essersi perse nell'agosto del 2010. Il vuoto pneumatico della pagina MySpace della band, e la sua totale estraneità alle lusinghe social di Facebook, non fanno altro che aumentare il senso di desolazione e lo sgomento per una storia promettente che, complice una totale assenza di promozione online, sembra essersi interrotta all’improvviso. Così dei Machina non ci rimane nemmeno una traccia virtuale, privati - a causa della mancanza di informazioni reperibili - del piacere della riscoperta e del potere di donare nuova vita, spendendo qualche parola sulle pagine di un blog, ad un progetto ricco di prospettiva che avrebbe meritato altre fortune. Precedentemente autori di un EP intitolato Dark Age Digital (2006), Tapio, Petteri, Sami, Pekka, Jukka e Marko - adoro i nomi finlandesi - promettono tredici tracce di musica “pura e onesta", combinando influssi moderni ed altri più tradizionali per dare vita a quel genere che oggi si definisce, semplicemente, metal fresco, potente e melodico. Semi-sconosciuti su Internet, dove trovo qualche recensione del disco ma nessun cenno biografico relativo alla formazione (Google Immagini restituisce una riga scarsa di materiale pertinente, e per la prima volta da quando ho accesso alla Grande Rete e scrivo di musica non riesco nemmeno a capire chi suona cosa... Ma almeno la band ci fa sapere che la copertina l’ha disegnata un tale J), i sei di Oulu si presentano nel migliore dei modi con una Sons Of War che è ritmo articolato, chitarra potente ed un sorprendente senso di autorevole maestosità che non ci si aspetterebbe da un gruppo al debutto. Tra pregevoli shuffle di batteria, delicati arpeggi, assoli melodici e torrenziali ripartenze, il brano di apertura è un capolavoro di semplicità solo apparente, un efficace compromesso tra semplicità e rifinitura, l'elaborazione di un'idea azzeccata alla quale però non difetta il contenuto. Solo la voce di Sami, che essendo ritratto in primo piano nella foto ufficiale immagino essere il cantante, potrebbe suscitare qualche perplessità: non è tanto la tecnica a far aggrottare le sopracciglia, quanto piuttosto un tono non sufficientemente grave nè virile per riuscire a convogliare tutta la potenza espressiva della quale la band sarebbe capace. Complice la scelta del registro rock/melodico tenuto dal suo frontman, comune a molto power di provenienza tedesca ed ancor più russa (ne sia prova la strofa sfacciatamente neomelodica di Lords Of Illusions), il metal svelto dei Machina gioca più sull'agilità che non sulla pura potenza, rinunciando alle complicazioni epiche dell’etichetta power in favore di un approccio più fresco e moderno, dalla personalità più superficiale ma stilisticamente più vario: dalle ritmiche thrash alle cavalcate di doppio pedale, dai suoni ambientali di Flames From Abyss alla potenza rustica di una ballad come Abscence Of Light, passando per l’atmosfera raccolta della strumentale Lacrimalis, è soprattutto la prima parte del disco a dipingere una varietà di situazioni che rende il viaggio tra i suoi solchi sempre interessante, stimolante, vivo.
Majestic Machination sa di invenzione e di discreta cura produttiva, trasuda dinamismo e suona onesto senza quell'opulenza che potrebbe distrarre, concentrato come quel giocatore di calcio “che vede la porta" ed i cui sforzi sono sempre volti alla creazione di un'opportunità. Che si tratti di un assolo tecnico o di un ritornello azzeccato, la maggior parte dei brani in scaletta riesce nell’intento di trovare un suo senso, un suo sfociare coerente, un calore melodico che contrasta piacevolmente con la finnica freddezza dei suoi suoni. I Machina del 2009 vivevano di intuizioni brillanti, sottoposte al giudizio del pubblico senza perifrasi nè eccessive sofisticazioni: al contrario, il songwriting semplice tende a valorizzare i riff ed i chorus, con una durata delle canzoni talmente asciutta da escludere anche il solo pensiero di un momento di autocompiacimento. La successione dei brani scorre con una naturalezza tale che pare di arrivare al giro di boa della tracklist in pochi istanti: registrata allo Studio 57 da Aki Karppinen e masterizzata ai Tico Tico Studios da Ahti Kortelainen, l’immediatezza riffata di Majestic Machination invita a più ascolti non tanto per rivelarne chissà quali profondità, quanto piuttosto per assaporarne gli sprazzi che scorrono sfuggenti, portatori di un fascino allo stesso tempo consapevole, mortale ed acerbo. L'album è un'offerta generosa e continua, una scintilla future-oriented che combatte la noia con fare gentile, un gioco a carte scoperte di leggibilità immediata che traduce perfettamente in musica quel fare onesto che per i finlandesi costituisce giusto motivo di orgoglio nelle poche parole di autopresentazione. Lungi dallo stupire con effetti speciali, Majestic Machination è un lavoro appassionato e ricco di germogli, benchè privo di radici biografiche che possano contribuire a contestualizzarlo, una vera lost gem che probabilmente affascina non solo per la bontà attuale del suo metal, ma anche per quel senso di solitudine comunicativa che circonda la sua breve vita e la sua improvvisa fine. Totalmente assente anche su Youtube, questa band pare non essersi semplicemente sciolta, ma piuttosto estinta.
P.S. Nel momento in cui scrivo su Amazon è disponibile una sola copia di Majestic Machination all'invitante prezzo di €13.31, accattateve illo!
[7]
Metal, 2009
Crazy Life Music / Shark
Tracklist:
- Sons Of War
- Metal Cult
- Flames From Abyss
- Requiem For The Reborn
- Absence Of Light
- Child Of Fire
- Machination
- Lords Of Illusions
- Lacrimalis
- Legends Are Dead
- A Light In The Dark
- War Is Alive
- Against The Time
Line-up:
Tapio
Petteri
Sami
Pekka
Jukka
Marko
Nessun commento :
Posta un commento