Unruly Child
Recensione: Our Glass House
Formatisi nel 1991, sciolti nel 1993 ed artisticamente resuscitati dalle amorevoli cure di Frontiers nel 2010, gli statunitensi Unruly Child hanno finalmente trovato una continuità che da allora li ha visti affacciarsi regolarmente sulle classifiche ogni due o tre anni. Ulteriormente rinvigoriti dal ritorno in formazione dei tre membri originali Marcie Michelle Free, Bruce Gowdy e Guy Allison, i cinque danno oggi alle stampe un disco di qualità e di quantità, con dodici-tracce-dodici ai quali affidano il compito di presentare un concetto di rock melodico che, fin dalle prime battute, non appare per nulla scontato.
Se c’è una cosa che non difetta ad “Our Glass House”, infatti, questa è la personalità: lo stile dolce e spalmato dei nostri potrebbe essere una versione dei Great White attualizzata nei suoni, qui più freddi, riverberati e meccanici. Ma anche una citazione dotta degli ZZ Top. Oppure ancora il frutto di un ripensamento che trasforma il meglio dell’AOR in un connubio originale.
Questo fortunato amalgama di melodie liquide, sonorità moderne ed una sottile inquietudine di fondo (le sirene di “Say What You Want” mi hanno ricordato l’intro di “Dr. Feelgood”) fa della “casa di vetro” un prodotto decisamente interessante, a metà tra qualcosa di immediatamente cantabile ed una colonna sonora piena ed avvolgente che può essere assorbita con la pelle, ancor prima che con le orecchie.
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Ascoltato con
Casse Cerwin-Vega VE 5M
Amplificatore PS Audio Sprout
DAC 24-bit/192kHz Wolfson WM8524
Cavi di segnale Sonero PureLink
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)