Newman
Recensione: Ignition
Cantante e compositore, non solo in ambito rock, Steve Newman ha prodotto e respirato musica fin dai primi anni ottanta, collezionando agli inizi della carriera una serie di esperienze negative (You don’t fit in, cantavano malinconici i Love/Hate in Social Sidewinder, 1992) che lo hanno disilluso sulla possibilità di porre solide fondamenta per intraprendere la carriera di artista.
Il progetto omonimo nasce quindi nel 1998 per consentire al talento inglese di mettersi al timone e muoversi con maggiore libertà espressiva, e si direbbe che la strada scelta sia stata finalmente quella giusta, avendo da allora portato alla pubblicazione di ben tredici album. Registrato a Londra insieme al solo Rob McEwen alla batteria, con il supporto di un paio di coristi, Ignition è dunque la più recente espressione di un percorso che ha finito con l’assumere la forma di una one-man-band, circostanza che è spesso facile avvertire per un certo meccanicismo con il quale questi prodotti sono assemblati.
Benchè decimati, i Newman del 2020 sono melodici e decisamente pimpanti, proponendo un rock al quale non mancano legittime velleità hard, se non fosse per la tragedia di quella batteria dai suoni elettronici alla quale, probabilmente per motivi di budget e praticità, alcune delle recenti uscite in ambito AOR sembrano fare volentieri ricorso.
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Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)
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