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Recensione: Heavy Rock Radio II
Degli album di cover è stato probabilmente già detto e scritto tutto, così come del loro valore aggiunto, della particolare aspettativa che soddisfano e – in ultima ma non banale analisi – del loro più autentico senso. Eppure le definizioni di Wikipedia offrono spunti di riflessione insperati quando ricordano al recensore amante della lana caprina – come concetto, fare questione di – che “quando un musicista interpreta un brano considerato un classico della musica eseguito innumerevoli volte non si usa il termine cover ma interpretazione.
Il termine cover è invece usato per indicare la reinterpretazione di brani recenti (come nel caso delle “cover band” e tribute band, gruppi musicali che interpretano solo canzoni note scritte da altri) o una versione differentemente arrangiata”. La cinica cover sfrutta l’attualità di ciò che è noto qui ed ora, insomma, mentre l’interpretazione omaggia ed accarezza ripescando, scavando più a fondo nelle memorie ed eventualmente insaporendo con qualche nuova suggestione.
In virtù del periodo storico dal quale l’album trae la sua maggiore ispirazione, che si colloca nel decennio tra i settanta e gli ottanta, Heavy Rock Radio 2 si pone quindi come un disco di prevalenti interpretazioni, non solo per la qualità artistica elevata che generalmente associamo (con enfasi tutta tricolore) al verbo “interpretare”, ma anche per la possibilità che ci offre di riscoprire classici che in tanti non avremmo avuto occasione di conoscere.
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Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)
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