“Io parlo della locura, Renè, la locura. La pazzia, che cazzo Renè!”
(Boris, 2011)
Con l’uscita di Mad World gli Shakra festeggiano i venticinque anni di carriera, un traguardo lusinghiero che dice molto della fibra con la quale la band ha affrontato le insidie che inevitabilmente attendono gli artisti spesso alle prese con una vita incerta, tra scadenze creative e kilometri percorsi on the road. Ed è proprio l’intento squisitamente celebrativo l’elemento che caratterizza in modo marcato questi tre quarti d’ora di musica, come se gli svizzeri non avessero più nulla da dimostrare e potessero permettersi il lusso di riaffermare se stessi e le sonorità che li hanno resi riconoscibili nei mercati – come quello tedesco e naturalmente elvetico – nei quali hanno fatto sentire più forte la loro presenza.
Nel pieno rispetto di questa visione, con Mad World gli Shakra non fanno altro che confermarsi alfieri di un mid-tempo graffiante e derivativo, seppur degno: quadrata ed occasionalmente cantilenante, geometrica nella regolare progressione degli accordi, la band propone infatti un hard rock maturo, scorrevole, senza sorprese e talvolta ridondante. Nonostante la scaletta preveda assoli di buona fattura (“Fireline”) e riff di apprezzabile cattiveria (“A Roll Of The Dice”, “Son Of Fire”), la varietà non è certo l’elemento sul quale gli Shakra puntano per distinguersi. Vuoi per il rispetto del marchio di fabbrica, vuoi per la naturale espressività di Mark Fox che esige tempi più dilatati per fiorire compiutamente (ricordo che Back On Track mi metteva ansia, tanto sembrava affogata nell’interpretazione di John Prakesh), il disco prosegue su binari di godevole prevedibilità la cui direzione appare chiara già dopo una manciata di tracce.
Continua a leggere la mia recensione su metallus.it
Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)
Nessun commento :
Posta un commento