sabato 27 giugno 2015

Recensione BAD BONES - SNAKES AND BONES


A metà tra la passione e la dipendenza, ecco come potrei definire il mio rapporto con getmetal.org Quando ti svegli ogni mattina qualche minuto prima delle sei con la solita fame di novità (musicali), come fosse sempre il venticinque dicembre sotto l’albero, così come quando spesso lasci che l’ultima azione del giorno sia dare un’occhiata al sito, per verificare se è stato pubblicato qualcosa di nuovo ed interessante, ecco, abbiamo chiari i contorni di una bellissima malattia che vorrei poter non curare mai. Sull’opportunità di fare riferimento ad un sito dall'ambigua legalità per soddisfare il bisogno (feed the need, cantavano gli Almighty nel 1996) si potrebbe discutere, certo, ma a sollevare la coscienza da ogni possibile senso di colpa c’è un utilizzo etico di questa cangiante vetrina metallara. Oggi un disco possono farlo più o meno tutti, e certo non è più la pubblicazione stessa di un album a garantirne una soglia minima di qualità. Non è più come quando avevo sedici anni, ed al sabato pomeriggio dopo la scuola salivo sul treno per Rimini per andare a perdermi dentro la DIMAR, specie di mecca nostrana del disco che, per labirintica ampiezza ed infinito assortimento, permetteva di compiere un rituale più simile ad un pellegrinaggio, che ad un’anonima sessione di shopping. C’era l’entusiasmo di un tempo ingenuo, certo, ma anche la consapevolezza che sarebbe bastato scegliere una copertina sexy ed evocativa (Helloween, Iron Maiden, Judas Priest, Motley Crue, Manowar) per portarsi a casa un bel disco, senza averlo potuto prima valutare in streaming o leggendo le migliaia di recensioni che oggi condividiamo in Rete. L’utilizzo responsabile di getmetal.org assimila la sua esperienza a quella di uno Spotify offline, un’imprevedibile vetrina di sollecitazioni variamente declinate (dall’AOR allo slamming brutal death metal... indonesiano) e che sarà possibile valutare - con una buona qualità di ascolto - in posti rigorosamente 1.0 (come il treno del pendolare, ad esempio) e senza sprecare il prezioso traffico dati. L’apice della responsabilità, quello che mi fa dormire tranquillo, è che il download degli album non ne sostituisce in alcun modo l’acquisto: se da un lato la scure del recensore si abbatte implacabile sui tantissimi dischi che non meritano - de gustibus - nemmeno di essere ascoltati una volta e per intero, dall’altro acquisto - nella perfezione fisica ed ormai retro del compact disc, a prezzi che su ebay superano raramente i dieci euro spedizione compresa - tutto dico tutto ciò che mi piace, mi sorprende, mi intriga e mi convince. Cancellando gli MP3 di preview

In compagnia di scoperte che getmetal.org ha reso possibili quali Bulletproof Messenger, Crimes of Passion, Engel, Hard, Town Tundra e Stormzone, corre oggi l’obbligo di annoverare anche questo Snakes And Bones dei Bad Bones, band piemontese fondata nel 2007 ed autrice di tre album ed un EP pubblicato nel 2009. Che questi ragazzi possano vantare tour in Europa e negli Stati Uniti, così come collaborazioni eccellenti, non sorprende dopo averli ascoltati all'opera: sono infatti sufficienti i primi secondi dell’opener Don’t Stop Me Now per comprendere il respiro maturo ed internazionale del disco, così come la ricchezza dei suoi contenuti. Quando il menu prevede un primo ritornello trascinante dopo soli quarantacinque secondi dalla pressione del tasto Play, ecco, il percorso comincia a farsi decisamente interessante. I Bad Bones dimostrano già nei primi minuti di aver capito un sacco di cose, a cominciare dal fatto che il cantante non deve necessariamente essere l’amico d’infanzia dalla pronuncia inglese stentata, messo lì per collegare - come puntini sulla Settimana Enigmistica - sterili successioni di accordi allo specchio che fanno rock. Hanno capito che l’hard graffiante e melodico oggetto della loro proposta richiede innanzitutto un frontman dal tono coerente, sporco o raddoppiato quando serve, capace di interpretare con lo stomaco ma senza perdere di mira quella linea melodica che deve, quella sì, costituire l’ossatura cantabile di una canzone di successo. Hanno capito che se l’idea è buona non serve annacquarla in un brodo eccessivo (la maggior parte degli undici brani in scaletta si attesta mediamente sui tre minuti, per una durata complessiva inferiore ai quaranta), hanno capito che la sezione ritmica deve esprimere personalità (e, in virtù di un affiatamento evidente, non è forse un caso che Steve al basso e Lele alla batteria siano fratelli), hanno capito che un’italianità maliziosa e piaciona può essere una risorsa e non necessariamente un marchio infamante, se dosata con cura sottile. E hanno capito che la produzione deve essere semplice ed efficace (ottimo il suono della batteria e la sensazione di spazio attorno agli strumenti), meglio ancora se la masterizzazione avverrà nella romagnolissima Tredozio (è questo il caso!). 

Sostanzialmente privo di filler, Snakes And Bones è un rullo compressore musicale che propone un approccio fresco, dinamico e contemporaneo ad una sensibilità southern: dalla forma primordiale di Desert Star Blues al rock delle origini di Gasoline Rock, il disco si ramifica tra riff semplici ed indovinati, melodie accattivanti, cori avvolgenti (dei quali molte band, specialmente italiane, non hanno misteriosamente ancora compreso l’importanza), arrangiamenti accessibili ma non scontati (Rebel Radio), aggiungendo un nervo diagonale, sofferto e viscerale all’hard rock degli anni ottanta/novanta che ne costituisce il riferimento. Non che i richiami a Roxy Blue, Damn Yankees, Galactic Cowboys, Mr.Big, Saraya, Zodiac Mindwarp siano stilisticamente calzanti, i Bad Bones sanno tuttavia portare noi quarantenni in una dimensione pulsante che omaggia i tramonti infuocati di MTV in modo credibile, aggiungendo polvere dove serve e dimostrando un amore incondizionato ma non nostalgico. A rendere il viaggio più intenso ci pensano poi alcuni episodi intensi e dai toni irresistibilmente malinconici (Jumping White Devil, Follow The Rain e Nowhere Girl sono un trittico notevole), a dimostrazione che Steve e compagni sanno non solo sparare nel mucchio, ma anche colpire le corde dell’anima con quella precisione chirurgica che deriva dal talento, dall’esperienza, dalla cultura musicale, e dalla sapiente combinazione di questi tre elementi. 

E poi, a suggellare una tracklist di prim’ordine, c’è lei: Indian Medicine Man con i suoi cinque minuti abbondanti di puro e magico trasporto. Una canzone di cui mi sono letteralmente innamorato e che ascolterei per ore, tanto è forte la sua capacità di evocare immagini, atmosfere, sentimenti, deboli scintille, dolorosi distacchi e fascinose scoperte: attorno ad un fuoco acceso nel buio del deserto americano prende vita una successione di immagini malinconiche che ogni ascoltatore libererà chiudendo gli occhi, c’è un’aura mistica e misteriosa che ti attrae senza spaventarti, c’è una presenza superiore che aleggia da qualche parte e si manifesta nel buio infinito del basso, nella consistenza eterea dei cori, nel ritmo ipnotico del campanaccio, in un ritornello sfuggente che scompare pochi attimi dopo averti preso delicatamente per mano. C’è il senso di straniante e radiosa solitudine di alcuni videogiochi che sono sorprendenti opere d’arte (ICO, Shadow of the Colossus, Journey, Brothers), e con esso una comprensione che il limite della natura umana - e qui sta forse il fascino - lascia arrivare fino ad un certo punto. C’è davvero tanto in Snakes And Bones, e questa materia è bilanciata in modo che i minuti scorrano fluidi ma non per questo meno densi: è un tanto pensato composto e non ostentato, talmente perfetto nella successione maschia di momenti ed atmosfere, di velluti ed esplosioni, che non saprei nemmeno dire se frutto di un talento smisurato, o di quell’allineamento di stelle che rende il momento perfetto e purtroppo irripetibile. E se anche la seconda ipotesi possiede quel non so che di romantico e fatale che la rende più terrena, mi auguro di poter ascoltare presto del nuovo materiale da parte dei Bad Bones che mi possa rassicurare, e convincere del contrario.
“You go to the city to find people; the ocean to find love; the mountains to find yourself, and the desert to find God.”

Il mio voto per Bad Bones - Snakes And Bones (Bagana Edizioni Musicali, 2012) è 86/100.