venerdì 24 aprile 2020

Recensione ARIES FIELD - THE HALO BEHIND THE SUN


Aries Field
Recensione: The Halo Behind The Sun



Progetto del vulcanico Fabio Stroppa, gli Aries Field sono una oggi-one-man-band attiva dal 2013 e con alle spalle un album di prog sperimentale pubblicato nel 2018, dopo cinque anni di lavoro. “The Halo Behind The Sun” si pone come ideale continuazione del medesimo percorso di ricerca ed assestamento, sposando la forma di un concept album in quattro parti basato sugli avvenimenti della seconda guerra mondiale ed abbracciando le coordinate stilistiche di un dark heavy nordico dalle forte connotazioni atmosferiche. 

Nonostante una produzione funzionale, il disco non nasconde le sue ambizioni: orchestrazione ed arrangiamenti vanno ben oltre la media dell’autoprodotto (“Warrior”) e si avverte, soprattutto in quegli intermezzi che non perdono mordente, la piacevole tensione tipica del prodotto che vuole diventare grande. Meno convincente suona invece la deriva alternative che la band ha scelto di imboccare, in nome della quale viene costantemente evitata la soluzione facile del bridge che costruisce, del ritornello che sfocia o della melodia semplice di un bell’assolo. 

Che questo disco punti ad essere qualcosa di differente, ancor prima che alternative, è immediatamente chiaro quanto sinceramente apprezzabile: se il semplice proponimento sia sufficiente a dare al progetto una forma nuova e riconoscibile è invece il principale dilemma da risolvere con l’ascolto.

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Ascoltato con
Cuffie Superlux HD-668B
DAC LH Labs Geek Pulse (ESS9018K2M Core)
Alimentatore LH Labs Linear Power Supply
Filtro Audioquest Jitterbug
Software Foobar2000 ver. 1.3.16 (WIN10 Pro / 64bit)

lunedì 20 aprile 2020

Recensione HYPERION - INTO THE MAELSTROM


Hyperion
Recensione: Into The Maelstrom




Electrocution, Ice Flame, Roynoir, Saints’ Trade e Tarchon First sono solo alcuni dei nomi che mi vengono in mente quando penso alla scena rock di Bologna: gruppi con pubblici eterogenei e prospettive differenti, certamente, che in alcuni casi nulla hanno – o hanno avuto – in comune se non una passione autentica per un certo modo più o meno raffinato, ma sempre fisico diretto e sanguigno, di servire musica. 

Gli Hyperion vengono anch’essi dal capoluogo emiliano, dove si sono formati nel 2015 per poi debuttare discograficamente un paio di anni più tardi con “Dangerous Days”. Come molte opere seconde “Into The Maelstrom”, pubblicato dalla spagnola Fighter Records, costituisce dunque un’occasione per confermare quanto di buono fatto fino ad ora, aggiungendo un nuovo tassello artistico al percorso della band guidata dal chitarrista Davide Cotti.

Per salvaguardare innanzitutto la continuità stilistica con i numi tutelari Iron Maiden, Judas Priest e Megadeth, gli Hyperion si allineano alla filosofia di quelli che non vanno tanto per il sottile: il loro infatti è un heavy/thrash moderno e brillante, che fa subito presa grazie ad un evidente senso di compattezza e coesione. 

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giovedì 9 aprile 2020

Recensione BONFIRE - FISTFUL OF FIRE


Bonfire
Recensione: Fistful Of Fire




Di una band attiva da oltre trent’anni ci sarebbe moltissimo da raccontare, e pochissimo da dire. Si potrebbe parlare degli esordi, degli alti e dei bassi, dei tour, dei cambi di formazione che hanno visto l’equivalente di quasi tre squadre di calcio calcare il palco sotto allo stesso telone… oppure ci si potrebbe limitare alla constatazione che resistenza e resilienza incarnano alla perfezione, nel loro ostinato e burbero perpetuarsi, lo spirito dell’heavy metal

Difendere orgogliosamente la propria natura è un tratto caratteristico dell’hard rock tedesco: sono innumerevoli i gruppi che in questi anni hanno scelto di non cambiare pelle e che oggi, penso agli Scorpions con l’innesto energizzante di Mikkey Dee, raccolgono i frutti affettuosi di tanta linearità. 

I Bonfire hanno percorso le stesse orme: dai fasti di Point Blank alle sfortune commerciali di Feels Like Coming Home, il quintetto fondato da Claus Lessmann e Hans Ziller ha saputo rivitalizzare il proprio marchio di fabbrica e presentarsi ogni volta in una veste, se non propriamente inedita, almeno dotata di una certa freschezza.

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mercoledì 8 aprile 2020

Recensione IRIST - ORDER OF THE MIND


Irist
Recensione: Order Of The Mind




Vengono da Atlanta in Georgia, gli Irist, ed in poco tempo hanno già fatto parlare di sé come la next big thing non solo in ambito metal, ma per tutto quanto concerne l’evoluzione del rock in un senso più universale. Non è un caso che la band stessa citi Melvins, Ratos de Porão, Alice in Chains, The Dillinger Escape Plan, Machine Head, Mastodon, Gojira e Soundgarden tra le proprie più significative influenze, promettendo velatamente di trovare un modo sensato di omaggiarle tutte, ed all’interno di un unico album. 

Formato da Pablo Davila (chitarra) e Bruno Segovia (basso) nel 2015, il quintetto è musicalmente fiero delle proprie origini sudamericane (Argentina, Cile e Brasile) e considera i Sepultura come eroi, ha saputo farsi largo più a suon di concerti che di social media e, sull’onda di un’hype davvero alle stelle (“La band heavy metal di cui ciascuno parlerà”, “Gli Irist sono il futuro del metal?”, “Georgia metal phenomenon”, giusto per citare alcuni dei titoli restituiti da Google), giunge oggi al debutto discografico pubblicato da Nuclear Blast.

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giovedì 2 aprile 2020

Recensione SOLITARY SABRED - BY FIRE & BRIMSTONE


Solitary Sabred

Recensione: By Fire & Brimstone






Tecnica & potenza è il binomio che meglio descrive il ritorno sul campo di battaglia dei ciprioti Solitary Sabred, già autori di buone prove con “Redemption Through Force” (2014) ed il debut The Hero The Monster The Myth” (2009). 

I riferimenti stilistici evidenziati nella opener Servants Of The Elder Gods” sono interessanti: nonostante il mix non risulti sempre filante, la successione di elementi heavy / power / epic / NWOBHM / doom e progressive è un arlecchino divertito, teneramente volubile e sfrontato, sempre capace di gestire ogni genere con quel minimo di competenza richiesta per risultare credibile. 

In “By Fire & Brimstone” c’è tutto questo e anche di più, perchè alle citazioni di Helstar, Cauldron Born, Omen, Jag Panzer, Slauter Xstroyes e Sanctuary si aggiunge un’attitudine convincente che va oltre il semplice “omaggio” allo US metal: il disco si sviluppa infatti con disarmante spontaneità, rinunciando già dalle prime battute ad un’idea di struttura, in favore di tanti piccoli momenti epici ciascuno dei quali pienamente ascoltabile nella sua breve vita atmosferica.


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Recensione DEATHLESS LEGACY - SATURNALIA


Deathless Legacy
Recensione: Saturnalia



Fondati a Pisa nel 2005 come tribute band dei Death SS, i Deathless Legacy sono una realtà horror metal autrice – come recita la loro stessa bio – di spettacoli composti da bizzarri eventi musico-teatrali, arricchiti da performance e scenografie, incentrati su tematiche splatter-esoteriche, streghe, sabba e rituali magici. 

Il gusto per le atmosfere care a Howard Phillips Lovecraft ed Edgar Allan Poe ha quindi accompagnato la band fin dagli esordi discografici del 2014, stimolandola ad una ricerca espressiva che ha sempre contemplato sia l’aspetto sonoro che quello visuale. 

Saturnalia” costituisce il quinto episodio della discografia dei toscani e si presenta come un progetto coraggioso per la forma nel quale viene proposto: recensiamo infatti un ibrido album / cortometraggio che è possibile fruire sia dal punto di vista audiovisivo che da quello solamente sonoro, grazie alla doppia edizione curata da Scarlet Records.

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mercoledì 1 aprile 2020

Recensione NEWMAN - IGNITION


Newman
Recensione: Ignition




Cantante e compositore, non solo in ambito rock, Steve Newman ha prodotto e respirato musica fin dai primi anni ottanta, collezionando agli inizi della carriera una serie di esperienze negative (You don’t fit in, cantavano malinconici i Love/Hate in Social Sidewinder, 1992) che lo hanno disilluso sulla possibilità di porre solide fondamenta per intraprendere la carriera di artista. 

Il progetto omonimo nasce quindi nel 1998 per consentire al talento inglese di mettersi al timone e muoversi con maggiore libertà espressiva, e si direbbe che la strada scelta sia stata finalmente quella giusta, avendo da allora portato alla pubblicazione di ben tredici album. Registrato a Londra insieme al solo Rob McEwen alla batteria, con il supporto di un paio di coristi, Ignition è dunque la più recente espressione di un percorso che ha finito con l’assumere la forma di una one-man-band, circostanza che è spesso facile avvertire per un certo meccanicismo con il quale questi prodotti sono assemblati. 

Benchè decimati, i Newman del 2020 sono melodici e decisamente pimpanti, proponendo un rock al quale non mancano legittime velleità hard, se non fosse per la tragedia di quella batteria dai suoni elettronici alla quale, probabilmente per motivi di budget e praticità, alcune delle recenti uscite in ambito AOR sembrano fare volentieri ricorso.


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Recensione THE UNITY - PRIDE


The Unity
Recensione: Pride




Progetto del chitarrista tedesco Henjo Richter, i The Unity portano in dote due album pubblicati nel 2017 e nel 2018, tour con Axel Rudi Pell, Edguy e Sinner, un bravo cantante italiano ed una folta rappresentativa dei Gamma Ray: fatti nudi & crudi che raccontano di una band attiva, costante e dalle prospettive certamente interessanti. 

Le piogge ed i tuoni della intro The New Pandora, una specie di Silent Lucidity (Empire, Queensrÿche, 1990) al contrario, ai quali segue l’efficacia affilata di Hands Of Time, sono un’anteprima appetitosa e veritiera di quello che succederà nell’arco delle successive dieci tracce: un hard rock melodico e pimpante, power soprattutto nelle ritmiche (Wave Of Fear), che la voce del nostro Gianbattista Manenti interpreta con il graffio tipico di un ‎Tony Harnell‎, o di un Eric Saint Michaels se volete approfittare del lockdown per riscoprire una perla dimenticata

Di Pride colpiscono ed ammaliano tanto il vigore quanto la luminosità, il gusto dolce della misura e l’abilità nel suonare leggeri – pur con suoni pesanti – che è tipica dei supergruppi più acclamati.

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