lunedì 6 agosto 2012

10 Buoni motivi per cui Rivistevideogiochi.it è una figata

Rivistevideogiochi.it è un sito in fasce, col quale mi onoro di collaborare, che intende difendere dalle insidie del tempo la stampa specializzata che ha accompagnato le nostre adolescenze, contribuendo a formare e rafforzare la nostra passione per i videogame. 

Le riviste di videogiochi italiane erano la porta per entrare in un mondo guardato allora con sufficienza e sospetto, erano l'appuntamento mensile che univa ragazzi che vivevano a centinaia di kilometri di distanza, erano un modo per regalare ad ogni giovane lettore il senso - o soltanto l'illusione - di appartenere ad un gruppo più grande. 

Con questo post celebro le riviste che ho amato (Game Power su tutte), ed alcuni dei motivi per i quali continuerò a portarle nel cuore.


  1. Le informazioni avevano un valore ed un peso diversi: la rivista di videogiochi era l'unico spazio (escluse rarissime eccezioni televisive, vedi il programma di Stefano Gallarini su Odeon TV) sul quale trovare un'esistenziale legittimazione della propria passione, allora guardata con sufficienza, quando non compassione.
  2. Le vecchie riviste di videogiochi nascondevano una vocazione steampunk ("come sarebbe stato il passato, se il futuro fosse accaduto prima"), con la loro bulimica fame di modernità e con le previsioni - talora ingenue - sull'evoluzione della tecnologia, immaginando con entusiasmo incrollabile un futuro che al giorno d'oggi possiamo rivedere guardandoci indietro.
  3. Le riviste contenevano la rubrica della posta e lo spazio per gli annunci: tutti potevamo essere protagonisti inviando una letterina, e sperando che venisse pubblicata, o almeno presa in una qualche considerazione. Senza Internet, senza Youtube, senza Facebook, i quindici minuti di gloria coniati da Andy Warhol non erano certo assicurati, e leggere il proprio nome sulla carta stampata specializzata sembrava la strada più breve per assicurarsi una relativa immortalità. La mia letterina fu pubblicata su Game Power, il numero con NBA Jam in copertina, e pure su Consolemania dello stesso mese: tutto molto fico e memorabile, per la verità.
  4. Le recensioni presentavano quel minimo di tecnicismo che, una volta assimilato, permetteva a chiunque di sentirsi un piccolo genio del software videoludico: lo stesso aggettivo "videoludico", insieme a parametri quali giocabilità, longevità e curva di difficoltà costituivano un linguaggio da addetti ai lavori, ed uno stimolo intellettuale - ed un poco snob - a guardare oltre la grafica ed il suono.
  5. Le riviste di videogiochi solleticavano i sensi: il profumo della carta, gli abbinamenti talora violenti ed improbabili dei colori, il suono gentile del girare la pagina, che si accarezzava con cura per non rovinarla, erano elementi del pacchetto con pari dignità. In un presente di virtualizzazione e comunicazione asettica, benchè immediata, la comunicazione sulla carta stampata appare autorevole per definizione, e solo oggi ci è chiaro il senso di quel contrasto romantico tra il formato cartaceo e le meraviglie elettroniche che la pergamena decantava ogni trenta giorni.
  6. Le riviste di videogiochi ci costringevano a quella familiarità con l'edicolante oggi sempre più logora: il poveretto, quando ci avvicinavamo al giorno della pubblicazione, andava stressato quotidianamente chiedendogli di controllare e ricontrollare, per assicurarci che i pochi numeri disponibili non si esaurissero troppo in fretta. Vedere il titolo della propria rivista preferita svettare tra le testate concorrenti, con una copertina nuova di zecca e titoli che promettevano notizie incredibili e succose anteprime, erano un antipasto di piacere che oggi realizziamo di non aver assaporato abbastanza.
  7. Le console, a differenza dei PC, avevano ciascuna una storia che le rendeva umane, e per questi parti emozionanti delle nostre vite: l'annuncio, le immagini rubate, lo sviluppo, le caratteristiche tecniche non confermate ed il dispiego di forze pubblicitarie per lanciare un nuovo sistema (compreso l'utilizzo della pubblicità comparativa da parte dei più arditi, e soprattutto negli USA) erano uno spettacolare teatrino del wrestling capace di creare racconti & fazioni, incontenibili entusiasmi e cocenti delusioni (Jaguar?), secondo un meccanismo che - per la sua mancanza di razionalità - spesso si avvicinava al concetto misterioso della fede, o del tifo calcistico.
  8. Le riviste di videogiochi ti regalavano l'illusione di contenere, sulle loro pagine, un gruppo affiatato di amici, che ogni mese ti aspettava a braccia aperte in edicola: la "redazione" era un microcosmo pulsante, un ecosistema metropolitano così lontano da te che vivevi in provincia, un'ideale commistione di lavoro & divertimento al confronto della quale ogni altra occupazione impallidiva.
  9. Nei listini prezzi dei venditori, espressi con l'inarrivabile chiarezza della buona vecchia lira, annusavi il peso del denaro, godevi dei sacrifici necessari a risparmiare per l'acquisto della prossima cartuccia, consumavi le pagine delle riviste per essere sicuro di fare la scelta giusta. Perchè i giochi costavano centomila lire, mica fichi, e con tutti quegli zeri (ed il magro borsellino di allora) non potevi certo permetterti di cappellare.
  10. I venditori, di cui al punto precedente, non avevano un sito Internet, e nemmeno una mail: i listini andavano accuratamente spulciati e ponderati, i prezzi confrontati, le versioni comparate (PAL o NTSC? Il mio adattatore funzionerà?), e poi si procedeva alla telefonata. Quasi un atto sessuale, già comporre un prefisso esotico emozionava (06, 02): se poi si veniva messi per qualche secondo in attesa (perchè tutti gli operatori erano momentaneamente occupati, chissà quante cose si facevano là a Roma o a Milano) il piacere sublimava in un qualcosa di catartico. E con l'avvenuta spedizione si tornava a consumarsi aspettando il postino che quella mattina passava ma non si fermava, il corriere che arrivava ai cento all'ora per poter ripartire in anticipo, ed infine il pacchetto che si portava in casa con attenzione religiosa, neanche contenesse una reliquia.
I motivi per augurare buon vento ad un sito che si prefigga di celebrare queste esperienze,  riparandole dalle insidie del tempo e di una memoria che fisiologicamente tende a sbiadire, non si esauriscono certo in dieci punti: Rivistevideogiochi.it merita la fortuna che si vorrebbe per tutte le cose nate dalla passione sincera e condivisa, dalla volontà di guardare avanti senza dimenticare chi eravamo, dalla voglia di continuare a giocare divertendosi, pur con un velo di elettronica malinconia nel cuore.

Nessun commento :

Posta un commento