lunedì 9 settembre 2013

Recensione FOX - LUCIFER



Ok, ok, allora eviteremo battute sugli svizzeri, la precisione, gli orologi, il cioccolato ed il formaggio con i buchi. Sta di fatto, però, che questo Lucifer è uno splendido - ed allo stesso tempo gioiosamente prevedibile - esempio dell’hard-rock che ti aspetteresti da un bravo cantante e compositore che ha militato negli Shakra e respirato la stessa aria di Gotthard e Casanova. Oggi fresco sposo di una splendida fanciulla, che dalle foto pubblicate sul suo profilo Facebook parrebbe interpretare con grande professionalità le più impegnative figure della lap dance, il tenebroso Mark Fox lascia gli Shakra nel 2009 per concentrarsi sulla carriera solista: i primi frutti arrivano tre anni più tardi con la pubblicazione di 2012, ottimo alfiere di euro hard-rock che Mark produce in collaborazione con Chris Von Rohr (chitarrista e produttore dei Krokus). 

La tonica signora Fox, a quanto pare.

Ricco di citazioni, tra le quali una melodia di Problem Child che a detta di alcuni sembra rifarsi ad un brano di Zucchero, l’album è un digeribile trionfo di mini-riffing, ballad moderatamente sofferte e ritornelli di facile presa, elementi che ritroviamo oggi nel successore spirituale di 2012, quel Lucifer che Google Translator, al quale ho fatto ricorso per saperne ed offrirvi di più, battezza con un “fresco e allegro-cupo” che suona perfetto per descriverne le atmosfere. Critica sociale, ironia e sarcasmo sono argomenti affrontati sulle note di un rock brillante, tanto nei suoni quanto nell’agile rifinitura, che sembra volersi nascondere dietro le prime, interlocutorie e cantilenanti note dell’opener The Answer. Se l’antipasto preferisce indugiare su un tappeto cadenzato ed atmosferico, spezzato solo da un buon assolo di chitarra, da Hang On Ruby in poi il disco comincia decisamente a carburare, come se le tende di velluto rosso di questo teatrino hard-rock si ritraessero a svelare il vero, carnoso contenuto dell'album. Sparato, dinamico, quadrato, geometrico sono aggettivi che descrivono uno stile molto ben composto, ingegnerizzato come un Meccano per presentarsi come un potente unicum: la voce graffiante di Fox, i semplici accordi di chitarra esaltati dalla potenza e dalla pulizia dei suoni, una sezione ritmica che accompagna poderosa (ma senza guadagnare mai le luci della ribalta) sono gli ingredienti di uno spettacolo a cavallo tra Starbreaker e Motley Crue, meno raffinato del Gotthard medio e decisamente più orientato al divertimento, al ritmo, alla sensualità di un blues'n'roll come lo facevano i Tesla, però ingentilito da cori femminili e sortite di tastiere dalle reminiscenze seventies. Lucifer diventa così un prodotto-ossimoro, potente e sfuggente allo stesso tempo, preciso nell'ammantare con una sonorità cattiva (vedi il parlato gutturale della title-track) una struttura sempre orecchiabile, a tratti quasi power-pop, che invita più a battere le mani immaginando di partecipare ad un happening dalle tinte acustiche (I Can’t Sleep) che non all'head-banging più selvaggio. Il risultato è in ogni caso brillante, perchè la linea mediana individuata dal cantante svizzero non rappresenta un compromesso, o un risultato a metà, quanto piuttosto un equilibrio sfacciatamente marpione (Too Young To Die), una sottrazione utile e dal fascino a tratti irresistibile (I’ll Do It All Right) tipico dei territori melodici/metal svizzeri e tedeschi (e quasi quasi ci metterei anche una citazione degli Scorpions, che tanto costa uguale). Al giro di boa della tracklist, scopriamo una Wonderland che è un gioiellino di semplicità, una canzone piccola e grande allo stesso tempo che si potrebbe frettolosamente liquidare come niente in tutto (proprio come alcuni clienti dal fare sprezzante battezzavano gli appartamenti che mostravo loro, quando lavoravo in agenzia immobiliare), mentre in realtà il suo chorus sexy & sofferto, la redenzione che suggerisce lasciando entrare a poco a poco la luce, la facilità sublime con la quale si segue il suo quattro quarti sono il trionfo di un fare virtuoso con il minimo indispensabile, come certe canzoni dei Manowar, immortali dall’alto - o dal basso, a seconda del punto di vista - di una manciata di prevedibili accordi. 


In momenti come questi Lucifer diventa il disco del particulare (Francesco Guicciardini, 1483-1540), perchè senza che sia dato accorgersene la canzone trova una sua varietà suggerita nell’effetto applicato alla voce, nel ritorno di un accordo durante l’assolo di Franky Fersino, nei piatti che vibrano scintillanti sotto i colpi delle bacchette quando si torna a cantare un ritornello che si desidera già riascoltare, appena la canzone si congeda nel buio dei titoli di coda. Gimme Your Love gioca in fondo con gli stessi elementi, solo diversamente declinati: un ritmo leggermente più veloce ed una bella voce femminile a formare un duetto di consumata esperienza rendono fresca una formula sentita solo qualche minuto fa, dalla quale non si potrà certo prendere una longevità infinita, ma sicuramente capace di regalare un divertimento dalle basi solide. Il secondo disco di Mark Fox è un classico prodotto di genere, realizzato con professionalità moderna, un bagaglio sufficiente di buone idee e l'esatta percezione del risultato da raggiungere con i mezzi a disposizione: i brani che si succedono in scaletta, equamente ripartiti tra romantiche ballad (Nothing To Lose Tonight tra le più deboli ed anonime, colpevole di coretti da Happy Days) e sferzate euro-energiche, sono parti credibili dello stesso progetto, regalando a Lucifer coerenza, drive ed un forte sense-of-purpose di In-Flamesiana memoria (2008). Tra un piacevole assolino, un colpo ben assestato sulla cassa di Reto Hirschi ed un ritornello immediatamente cantabile (a Right To The End il merito di chiudere il disco con un piccolo e ritmicamente articolato spettacolo pirotecnico), minuti e brani scorrono che è un piacere, facendo acquistare al disco una dimensione probabilmente superiore alla sua vera natura, rilassando e disimpegnando al di là delle mode e senza rinunciare ad un impatto che - grazie ad una produzione svizzera nel senso più stereotipato che possiate immaginare - sa come trasmettere un sentimento dinamico, una vibrazione positiva, una direzione forse poco originale ma verso la quale l'ascoltatore è attratto, come complice di una piacevolissima e divertita tensione.

[7]

Hard Rock, 2013

Sony Music

Tracklist:
  1. The Answer
  2. Hang On Ruby
  3. Lucifer
  4. Back For More
  5. I’ll Do It All Right
  6. Wonderland
  7. Nothing To Lose Tonight
  8. Gimme Your Love
  9. Too Young To Die
  10. I Can’t Sleep
  11. Right To The End
Line-up:

Mark Fox (Voce)
Franky Fersino (Chitarra)
Tony Castell (Basso)
Reto Hirschi (Batteria)

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