martedì 7 agosto 2012

Diffidate di chi NON è su Facebook


Secondo l'Huffington Post ci sono almeno dieci motivi per cui bisognerebbe cancellare il proprio account su Facebook:
  1. La maggior parte delle notifiche non sono abbastanza interessanti, ed a conti fatti rendono noiosa e ripetitiva la nostra presenza online
  2. Confrontarci con le imprese vantate/ingigantite degli altri non ci fa star bene, e non aumenta la nostra autostima
  3. Si rischia di venire taggati in foto variamente compromettenti, che ci ritraggono in situazioni che - per un motivo o per l'altro - non vorremmo rendere note
  4. Finalmente non dovremo più preoccuparci del giudizio di colleghi e superiori!
  5. Non essere su Facebook ci rende in qualche modo diversi, alternativi e speciali agli occhi degli altri
  6. Senza Facebook non saremo tenuti a ricordare nè ad onorare i compleanni di tutti i nostri contatti
  7. Non dovremo più trovare le parole adatte per ringraziare per gli auguri ricevuti dalle conoscenze più improbabili
  8. Torneremo a ricevere le notizie nel modo più classico ed autorevole, attraverso la lettura di testi veri
  9. Avremo più tempo libero
  10. Saremo tra le persone che ce l'hanno fatta ad abbandonare il social-network
Capita però che non siano solo coloro che decidono di lasciare il social-network a fare notizia. Al contrario, si moltiplicano le opinioni secondo le quali dovremo imparare a diffidare di chi evita il confronto, rinunciando a condividere parte delle proprie esperienze ed a gestire un profilo online. L'inglese Daily Mail, ed il tedesco Der Tagesspiegel prima di lui, definiscono "sospettose" le persone tanto ossessionate dalla privacy, arrivando a citare sia James Holmes, autore della strage alla proiezione di Batman, che Anders Breivik, responsabile dell'uccisione di settantasette tra ragazzi e ragazze ad Oslo, in Norvegia. Lo stesso Daily Mail cita un articolo di Forbes secondo il quale i manager, dovendo assumere personale, guardano con sospetto a chi rifugge i piaceri del social-networking, mentre Slate.com mette in guardia i giovani, tra il serio ed il faceto, dal frequentare coetanei che hanno scelto di rimanere nell'ombra mediatica dell'offline.

La mia opinione è che il social-network, come tante nuove tecnologie che ci permettono di moltiplicare le nostre relazioni sociali, sia uno strumento da conoscere ed utilizzare in modo responsabile ed intelligente. Se dietro ad ogni account c'è una persona, la minaccia posta da Facebook può coincidere con la riprovazione sociale per un comportamento tenuto in una piccola città, all'interno della quale tutti vengono comunque a sapere di te. Il social-network ci permette almeno di intervenire attivamente e personalmente sulla nostra immagine, consentendoci una gestione attiva del nostro profilo che può valere come nostra vetrina, come curriculum di esperienze, come occasione per trovare - attraverso gli amici di amici - persone che condividano i nostri interessi e l'impegno che profondiamo in essi. Facebook quindi non va subito: come tutte le cose relativamente nuove va studiato e conosciuto, utilizzato nel modo corretto (e tenendo conto delle particolari esigenze di privacy legate a certe professioni o situazioni famigliari) e gestito per proiettare un'immagine di noi, quanto più possibile veritiera, che possa servire a migliorare i rapporti interpersonali e le prospettive di lavoro, a lottare insieme per una buona causa, ad intrecciare le conoscenze e creare nuovi punti di contatto fra le persone che scelgono di frequentarsi (tanto online che offline). Se temiamo Facebook significa che temiamo l'universo delle persone che lo popolano, che non siamo in grado di gestirci all'interno di una socialità evoluta, e che - volenti o nolenti - abbiamo un problema di relazione.

Troppo spesso l'uomo soccombe alla propria natura ed avversa il nuovo, per il solo fatto di trovarsi di fronte a qualcosa che non conosce: ciò che è peggio, questa diffidenza può essere emotivamente strumentalizzata da altri per conseguire scopi che, col senno di poi, si rivelano contrari al benessere comune. Esemplare la storia della corrente elettrica, avversata dai più all'inizio del ventesimo secolo perchè ritenuta pericolosa: particolarmente cruenti gli esperimenti di Edison, che per sostenere la (falsa) superiorità della propria tecnologia a corrente continua non esitava ad uccidere pubblicamente animali di ogni specie pur di screditare la corrente alternata promossa da Nikola Tesla.


[Via PR Daily]

3 commenti :

  1. Sono contrario alle armi, la guerra, alla crudeltà su gli animali (vegetariano vero), ho veri amici che conto con almeno due mani e molti conoscenti che mi vogliono bene. Reputo Facebook la più grossa perdita di tempo dopo la televisione. Preferisco uscire con le persone, parlare, toccare e interagire. Reputo che Skype, email, sms e chiamate siano più che sufficienti. Dietro uno schermo puoi inventarti quello che ti pare e quindi rendi il tuo IO un altro soggetto, a mio parere molto più pericoloso e falso! Qualche esempio? Cercati le notizie sui pedofili che adescano ingenue ragazzine utilizzando facebook... Esistono tanti strumenti tecnologici in questa era ma non tutti servono a migliorare la vita delle persone...

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  2. Ciao Alex, grazie per il tuo commento. Tutti gli strumenti che tu ricordi (Skype, email, sms) possono essere usati per fini nobili ed altri meno nobili, ma non per questo dovremmo nè vorremmo rinunciarvi. Credo che Facebook non faccia differenza, pur considerando che tanti lo considerano un semplice passa/perditempo e non si soffermano sulle potenzialità multimediali e di networking dello strumento. D'accordo con te sul fatto che il contatto umano sia sempre preferibile... ma non capisco perchè una cosa debba necessariamente escludere l'altra!

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  3. Sono d'accordo con Marco Soprani: è ora di approvare una legge che OBBLIGHI tutti ad iscriversi a FB, e con i propri dati personali REALI. Chi rifiuti di iscriversi, ovviamente, dovrà incorrere in una qualche forma di sanzione (almeno a livello amministrativo), oltre che ricevere l'attenzione dei servizi psicologici della propria ASL (d'altronde, l'assenza dai social network denota dei problemi relazionali, che vanno curati).

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